OMS: perché per strada (e nei supermercati) la mascherina non protegge

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-30

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel suo ultimo studio: se una persona che cammina per strada o fa la spesa al supermercato starnutisce o tossisce, le “goccioline respiratorie” immesse nell’aria non permangono quindi difficilmente possono contagiare, a patto che venga rispettato il metro di distanza, miglior forma di protezione

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Per strada la mascherina non protegge poiché il Coronavirus SARS-COV-2 non è un virus che si trasmette per via aerea a distanza inferiore al metro, ma unicamente col contatto diretto con le secrezioni di una persona contagiata. Lo riferisce l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel suo ultimo studio rilanciato dal quotidiano El Mundo, dedicato alle forme di trasmissione del nuovo Coronavirus e di COVID-19, in risposta alle diatribe quotidiane sull’utilità o meno della mascherina per tutti, per giunta in un contesto di penuria. Nel caso specifico del COVID-19, la trasmissione aerea si verifica solo in circostanze molto specifiche, essenzialmente in ambito medico-sanitario: quando il paziente viene sottoposto ad una cura aerosol, viene intubato o necessita di respirazione assistita.

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Mascherine: i quattro tipi di modelli e chi le deve utilizzare (Corriere della Sera, 12 marzo 2020)

L’Organizzazione mondiale della sanità insiste, di conseguenza, sulla necessità di “un uso razionale dei dispositivi di protezione individuale, non solo per le mascherine” che devono essere riservati al personale medico-sanitario. Secondo l’Oms “non esiste alcuna prova di trasmissione aerea”: se una persona che cammina per strada o fa la spesa al supermercato starnutisce o tossisce, le “goccioline respiratorie” immesse nell’aria non permangono quindi difficilmente possono contagiare, a patto che venga rispettato il metro di distanza, miglior forma di protezione. Lo studio ribadisce che il contagio avviene attraverso le mucose – bocca e narici – e gli occhi, esposti alle secrezioni respiratorie di un soggetto infetto, ma anche con il contatto con una superficie o un oggetto toccato o utilizzato dal contagiato. E infatti proprio oggi l’Austria introduce l’obbligo di maschere nei supermercati. L’obiettivo – ha detto il cancelliere Sebastian Kurz in una conferenza stampa – è di partire già mercoledì nei supermercati che potranno garantire un numero sufficiente di maschere per i clienti, “nel giro di due, tre giorni” dovrebbero seguire gli altri. Kurz ha comunque ricordato che il mercato mondale delle maschere è molto combattuto.

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Coronavirus: come ci si ammala (La Repubblica, 4 marzo 2020)

Intanto il Sindacato medici italiani (Smi) scrive al governo, alla Protezione civile e all’Agenzia del farmaco per evidenziare che sul territorio i positivi a SARS-COV-2 sono molti di più rispetto ai dati ufficiali e servono con urgenza linee guida sull’utilizzo di farmaci per il trattamento domiciliare. “Su tutto il territorio abbiamo ragione di credere che i casi positivi siano molti di più rispetto ai dati ufficiali”, denuncia Pina Onotri, Segretario generale dello Smi. Che aggiunge: “E’ assolutamente necessario assicurare ai pazienti a casa terapie idonee. Moltissimi hanno una sintomatologia lieve moderata che, in parte dei casi, evolve rapidamente in insufficienza respiratoria acuta. E il medico di famiglia non ha altra possibilità che monitorare e trattarli con comuni farmaci sintomatici”. Onotri sottolinea che “sindromi intermedie, che potrebbero essere trattate a domicilio, si trasformano in sindromi gravi per mancanza di cure e farmaci”. E segnala la carenza di medicinali e di presidi come l’ossigeno su tutto il territorio nazionale, “tant’è che anche persone che ne fanno uso abitualmente (in particolar modo idrossiclorochina per i malati di artrite reumatoide) ne sono sprovvisti”. Lo Smi mette in evidenza che l’esperienza medica e la letteratura internazionale indicano che il trattamento farmacologico precoce è efficace: “Un beneficio certo scaturisce dall’assunzione di farmaci come idrossiclorochina e azitromicina in caso di positività con sintomi lievi moderati”. “Per questo motivo chiediamo al governo l’urgente individuazione su tutto il territorio nazionale di linee guida validate, sull’utilizzo dei farmaci in uso già negli ospedali, con la possibilità di prescriverli anche off label e con procedure semplificate”. Onotri ricorda infine che la disponibilità delle terapie intensive ad oggi è di circa 5.000 posti letto, portati ad 8.000, ma comunque insufficienti rispetto al numero dei pazienti da trattare, in relazione alla non omogenea distribuzione sul territorio nazionale.

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