Opinioni
Perché Feltri si dimette dall’Ordine «comunista»
di dipocheparole
Pubblicato il 2020-06-27
Dopo aver preso il buco su una notizia che parlava di lui dal Giornale, oggi Vittorio Feltri spiega perché ha presentato le dimissioni dall’Ordine dei Giornalisti, precisando – al contrario di quanto sosteneva Alessandro Sallusti ieri – che rimarrà direttore editoriale di Libero e consigliere di amministrazione della società editrice (percependo quindi un compenso per […]
Dopo aver preso il buco su una notizia che parlava di lui dal Giornale, oggi Vittorio Feltri spiega perché ha presentato le dimissioni dall’Ordine dei Giornalisti, precisando – al contrario di quanto sosteneva Alessandro Sallusti ieri – che rimarrà direttore editoriale di Libero e consigliere di amministrazione della società editrice (percependo quindi un compenso per il suo ruolo) e che continuerà a scrivere per il suo giornale:
Il dado è tratto. Mi sono dimesso dal Disordine dei giornalisti, perché lo ritengo indegno di avermi tra i suoi iscritti. Esso mi ha perseguitato per anni avvolgendomi in una nuvola di fumus persecutionis. Mi ha accusato perfino di aver composto titoli sgraditi ignorando, per sottolineare la sua cultura giornalistica, che il direttore editoriale, quale io sono, fa un altro mestiere e non è perseguibile per i contenuti di un quotidiano, esistendo un direttore responsabile cui per contratto e per legge spetta il controllo di ciò che viene stampato. Questo per dirvi a quale livello sono coloro chiamati a giudicare la correttezza dell’operato dei colleghi.
Ciò precisato, me ne vado lo stesso da questa consorteria di gente sconosciuta al pubblico e che nonostante ciò si arroga il diritto di promuovere e bocciare, soprattutto bocciare i cronisti in base alle loro preferenze politiche. Il Consiglio disciplinare dell’Ordine infatti esamina il linguaggio degli articoli e se lo ritiene politicamente scorretto, ovvero non di suo gusto, procede e condanna. L’ente inutile e dannoso si è dato un codice deontologico che si propone di fare la guerra al vocabolario e anche ai concetti che non coincidono con il conformismo progressista dilagante.
Io rifiuto questo stile becero e fascista o, meglio, comunista e me ne vado per i fatti miei, non voglio più avere che fare con un tribunale speciale pronto a colpire gli eretici. La mia scelta non mi impedirà di esprimere opinioni da libero cittadino e di esercitare le funzioni di direttore editoriale.