Perché Beppe Grillo è indagato e cosa c’entrano le chat con Toninelli

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-01-19

Tutto parte dalle carte dell’inchiesta Open e si parla di soldi da Moby e di traffico di influenze illecite

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L’accusa è pesante, soprattutto perché il MoVimento 5 Stelle ha messo il proprio vessillo su una proposta di legge che va a punire proprio le attività di lobbying che uniscono imprenditori e politici. Ovviamente Beppe Grillo non fa parte di questa seconda categoria, non essendo un rappresentate politico dei pentastellati, ma un garante. È, infatti, sempre – fin dalle origini – il vero e proprio frontman senza mai scendere direttamente nell’alveo partitico. Sta di fatto che questa vicenda e l’indagini per i rapporti con Vincenzo Onorato e la sua Moby non possono che imbarazzare l’universo grillino. E nelle chat compare anche il nome di un senatore ed ex ministro, da sempre vicino alla linea del garante: Danilo Toninelli.

Beppe Grillo, perché è indagato e cosa c’entra Danilo Toninelli

Tutto nasce dalle carte dell’inchiesta Open, una delle grande battaglia – a suon di giustizialismo – del MoVimento 5 Stelle contro Matteo Renzi. E da lì, secondo le accuse, sarebbe emerso quel continuo “carteggio” tra Beppe Grillo e Vincenzo Onorato. Secondo la Procura di Milano, l’imprenditore avrebbe tentato di influenzare le attività politiche del governo Conte. In che modo? Con un traffico di influenze illecite. E, come riporta il quotidiano la Repubblica, il noto imprenditore del settore marittimo avrebbe garantito contratti pubblicitari alla Caseleggio Associati e alla società di Beppe Grillo. Per un valore di oltre un milione di euro.

E nelle ultime ore è emerso anche il nome di Danilo Toninelli, che all’epoca dei fatti contestati era il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Al momento il suo nome non risulta nel registro degli indagati, ma nelle carte della Procura il suo nome è comparso in alcune chat. D’altronde, le pressioni politiche per modificare le norme sulla navigazione marittima non potevano che essere paracadutate sul dicastero che guidava. Insomma, le chat ci sono, ma occorre sottolineare come in quel periodo storico (parliamo esattamente dell’anno del primo governo Conte, quello con la Lega) fosse in atto un vero e proprio braccio di ferro tra il capo del MIT e l’imprenditore che, secondo le accuse, spingeva affinché fossero attuati dei cambiamenti che avrebbero fatto comodo alla sua impresa.

E sulle pagine del quotidiano La Stampa viene riportata la risposta di Danilo Toninelli alla domanda di un commento su questa vicenda che non lo vede come indagato:

“Su Onorato non ho nulla da dire. Io ho fatto solo ciò che si doveva fare. Cioè ho detto che si fanno le gare e non le proroghe delle convenzioni”.

Una sorta di no comment e la specifica di aver mantenuto la barra dritta, senza cedere a pressioni. Ovviamente il tutto sarà al vaglio della magistratura, ma al momento risultano indagati solamente Vincenzo Onorato e Beppe Grillo. I due, come spiega l’avvocato dell’imprenditore a La Repubblica, sono amici di vecchia data e si parla già di “equivoco”.

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