Come hanno preso i fan di Salvini le minacce di morte a Patronaggio, il PM del caso Diciotti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-09-13

I soliti patridioti hanno già capito tutto: la busta con il proiettile recapitata a Patronaggio è in realtà il più classico degli “auto-attentati”, una messinscena per ottenere la scorta (pagata dagli italiani!1) e screditare il povero Salvini

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Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha ricevuto una busta con un proiettile e minacce di morte. Il magistrato – che già nelle scorse settimane era stato oggetto di minacce per la sua inchiesta sulla Diciotti che ha portato all’apertura di un fascicolo di indagine nei confronti del ministro dell’Interno Salvini – ha ricevuto una lettera con il simbolo di Gladio. Nel plico c’era un proiettile, nel testo della missiva minatoria frasi come “Zecca sei nel mirino“.

Il complotto di Patronaggio contro Salvini

Ieri pomeriggio il prefetto di Agrigento Dario Caputo ha convocato il comitato per l’ordine e la sicurezza convocato per esaminare, l’ipotesi di rafforzare le misure di protezione per il procuratore di Agrigento. Patronaggio infatti ha già la scorta, che gli è stata assegnata negli anni Novanta quando era in servizio a Palermo e faceva parte del pool antimafia. L’intero contenuto della lettera non è stato reso noto, non è quindi possibile identificare con certezza gli autori. Quello che è certo è che quando venne data notizia dell’indagine a carico del “Capitano” il deputato leghista Giuseppe Bellachioma pubblicò su Facebook un testo altrettanto minaccioso: «Messaggio da parte della Lega Abruzzo: se toccate il Capitano vi veniamo a prendere sotto casa… occhio!!!».

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I fan della Lega e i simpatizzanti di Salvini però non credono alla storia della lettera minatoria. Anzi, gli esperti di intelligence dell’Internet hanno già scoperto che quella lettera Patronaggio se l’è mandata da solo per diventare più “simpatico” e convincere gli italiani a passare dalla sua parte. Un ragionamento speculare a quello fatto da Salvini che ritiene di potersene infischiare delle indagini e degli eventuali processi perché gli italiani sono tutti con lui e a differenza dei giudici lui è stato eletto dal popolo.

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Di fatto però, al di là della solidarietà umana a Patronaggio non cambia nulla se qualcuno passa dalla sua parte. Non ha bisogno di voti o like per indagare qualcuno. Per il semplice motivo che è il tribunale dei ministri, e non lui, a condurre le indagini sul presunto reato commesso da Salvini ai danni dei migranti della Diciotti.

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C’è però chi ritiene che la “mossa” degli ignoti mittenti della lettera produrrà l’effetto opposto: “far incazzare il magistrato e continuare sulla sua linea”. Come se un PM agisse motivato da sete di vendetta o per dimostrare qualcosa al politico di turno.

Quelli che “l’ha fatto per avere la scorta”

Qualcuno ha fatto i conti della serva. Per cinquanta centesimi di proiettili (non si sa il costo dell’affrancatura) Patronaggio “guadagna”, sei uomini, due macchine di scorta, benzina gratis e autista gratis. Quasi quasi è un affare subire delle minacce. Perché, come spiega il l’anti-buonista di turno, la scorta non serve a nulla. Anzi: serve solo per pavoneggiarsi, come Saviano che usa la scorta per fare il gradasso “tanto la pagano gli italiani.

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La scorta rinforzata, o la scorta semplice, serve solo per dimostrare che lui è uno che conta. E siccome per ottenerla servono delle minacce la logica lineare ne deduce che Patronaggio le minacce se le sia spedite da solo.

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Come da prassi per tutti i “sinistroidi” anche Patronaggio vuole passare da vittima e da martire. Ma in realtà il vero obiettivo di quella che molti definiscono messinscena è un altro.

Tutto per attaccare Salvini!

Da quando Salvini ha deciso di usare la mano pesante con i migranti eritrei a bordo della Diciotti Patronaggio è diventato vittima della macchina del fango dei patridioti, quelli che in questi ultimi mesi sono stati alimentati – da politici e giornaloni quotidiani – con notizie allarmistiche a base di invasioni organizzate, sostituzione di popolo, Ong “taxi del mare” in combutta con i trafficanti di uomini. E ovviamente con la storia che nessuno sta scappando dalla guerra (al massimo dalla fame).

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La notizia quindi è falsa. Ci sono poi diverse teorie tra cui scegliere. È una messinscena, oppure è un complotto organizzato dai “complottisti di sinistra di cui Patronaggio fa parte” che hanno simulato la minaccia per screditare Salvini. Oppure la notizia è falsa perché non c’è nessuna minaccia, è tutta una farsa organizzata dai giornalisti di sinistra, in fondo chi vuoi che minacci un PM?

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Fortunatamente la gente ha capito tutto e non c’è possibilità alcuna che notizie del genere possano screditare l’immagine della Lega. Curiosamente sono gli stessi argomenti usati da coloro che non volevano affrontare l’attentato terroristico del leghista Traini e spiegavano invece che era una mossa “pubblicitaria” per far passare Salvini e la Lega per dei razzisti.

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Ma il vincitore è quell’onesto e bravo cittadino, rispettoso della legge, che ritiene che Patronaggio lo stia facendo solo per “apparire sui grandi schermi”. Nemmeno per andare in televisione e concedere interviste direttamente per recitare in un film (magari una roba tipo “come ho fermato Salvini” o cose così). La cosa divertente è che Patronaggio non ha più in mano l’inchiesta sul ministro dell’Interno, che infatti sarà giudicato dal tribunale dei ministri.

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