Attualità
Patrizio Cinque verso la richiesta di rinvio a giudizio a Bagheria
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-11-09
La Procura di Termini Imerese (Palermo) ha chiuso le indagini a carico del sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, del M5S ma autosospeso dopo avere appreso dell’inchiesta a suo carico, e si avvia a chiedere il suo rinvio a giudizio. L’avvocato: siamo stupiti
Avviso di conclusione delle indagini preliminari per il sindaco di Bagheria del M5s Patrizio Cinque (che si è autosospeso dal movimento), e altre 24 persone, tra cui l’assessore comunale ai Lavori pubblici Fabio Atanasio, e il cognato del primo cittadino, Domenico Buttitta.
Patrizio Cinque verso la richiesta di rinvio a giudizio a Bagheria
L’avviso prelude di regola alla richiesta di rinvio a giudizio e dunque le spiegazioni fornite da Cinque in settembre, dopo che il GIP di Termini Imerese gli aveva imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, non hanno convinto i pm. Le accuse riguardano i presunti favori fatti a un’azienda che si occupa di smaltimento dei rifiuti, alla quale era stata aggiudicata una gara (poi revocata) per la gestione del servizio in città, ma anche l’occhio di riguardo per un’associazione sportiva, alla quale era stato assegnato in gestione il palazzetto dello sport. Ci sono poi soprattutto i favoritismi nei confronti dei familiari del sindaco, preavvertiti di un’indagine su presunti abusi edilizi e identificati in ritardo – sostiene l’accusa – proprio grazie a una precisa richiesta di Cinque alla Polizia municipale.
Il sindaco Cinque Stelle e gli altri 24 indagati avranno 20 giorni di tempo per chiedere di essere sentiti o per proporre memorie o atti o l’acquisizione di nuove prove. L’avvocato Antonio Di Lorenzo, che con Vincenza Scardina difende Cinque, all’Adn Kronos dice: “Sono stupito per la decisione della Procura di Termini Imerese, mi aspettavo l’avviso di conclusione indagini, e quindi la relativa richiesta di rinvio a giudizio, ma mi aspettavo anche una modifica dell’impianto accusatorio iniziale”.
Autosospeso dal MoVimento?
Cinque aveva annunciato il 21 settembre scorso di essersi autosospeso dal M5S, ma questo non gli ha impedito di partecipare alle manifestazioni del MoVimento 5 Stelle a Roma contro il Rosatellum. Stessa sorte di Claudia La Rocca, rinviata a giudizio e autosospesa ma pronta a presentare il programma del M5S in Sicilia. La storia dell’indagine su Patrizio Cinque comincia con un esposto farlocco firmato da Domenico Buttitta, cognato di Cinque. L’esposto, prendendo spunto dagli “annunci del sindaco Patrizio Cinque che ha deciso di abbattere le case abusive”, vedeva il falso Buttitta autodenunciarsi per alcuni abusi edilizi nella sua casa di proprietà. I magistrati scoprono subito che l’esposto è un falso (la firma è farlocca), ma visto quanto è circostanziato decidono di indagare lo stesso.
Qui entra in scena un altro personaggio: il vigile urbano Domenico Chiappone. Il quale riceve l’ordine di avviare gli accertamenti nei confronti di casa Buttitta e, racconta Livesicilia, invece di eseguirlo come prima cosa lo va a dire proprio al sindaco.
Cinque, appresa la notizia, avvertì la sorella Maria. Non solo, Chiappone, su richiesta di Cinque, scrive il giudice per le indagini preliminari Michele Guarnotta, “istigato dal cognato Domenico Buttitta, indebitamente rifiutava di procedere alla identificazione delle persone nei cui confronti venivano svolte le indagini della Procura di Termini Imerese”. Da qui le accuse di rivelazioni di segreto istruttorio e rifiuto di atti d’ufficio contestate dalla Procura diretta da Ambrogio Cartosio (Livesicilia).
Incidentalmente, vale la pena ricordare che Cartosio è lo stesso Cartosio dell’inchiesta su Iuventa e sulle ONG che venne applaudito da Luigi Di Maio.
Il vigile e Patrizio Cinque
I carabinieri avevano dunque “messo sotto” i telefoni e avevano scoperto che il sindaco era stato avvisato, dall’ispettore capo della polizia municipale Domenico Chiappone, dell’indagine sul cognato. Cinque, a sua volta, aveva riferito tutto alla sorella e al marito di lei: «Non una rivelazione fine a se stessa, ma volta a farli preparare per i controlli dei vigili», annota chi indaga secondo le carte pubblicate da Livesicilia. Parlando poi con un’amica, Maria Giovanna Rizzo, il sindaco spiegò che era stato «tutto calcolato» per aggiustare la cosa. I vigili successivamente ritardarono anche nell’identificare i Buttitta, cosa che fece ulteriormente slittare l’accertamento dell’abuso.
Patrizio Cinque e la multa al cognato troppo alta
Quindi Patrizio Cinque telefonava al vigile dicendogli di andare la settimana successiva a fare i famosi controlli che la procura di Termini Imerese gli aveva ordinato. In altre telefonate di Cinque con gli assessori Fabio Atanasio e Maria Laura Maggiore spiegava come erano andate le cose:
“Comunque è arrivata… ti ricordi l’altra volta nella stanza che ti dicevo di un’autodenuncia che avevo in mente… abusivi immobili abusivi”. Atanasio: “Si è autodenunciato?”. Cinque: “Ne parliamo dopo dai”. Alla Maggiore Cinque spiegava che “sono stato contattato dai vigili… ti ricordi la discussione che facemmo… sull’autodenuncia che volevo fare fare a mio cognato è arrivata l’autodenuncia… è firmata mio cognato ma non è… non l’ha fatta lui… ma non mi preoccupa tanto la denuncia o il discorso di fare emergere questa discussione dell’immobile mi preoccupa la modalità cioè l’autodenuncia perché io mi aspettavo che denunciassero anonimamente dicendo che c’è questa situazione andateci, ma non che si inventassero un’autodenuncia, che io volevo fare fare a mio cognato, cioè una cosa incredibile”.
Non solo. Patrizio Cinque dopo questionava anche sull’entità della multa da fare al cognato, cercando di ottenere uno sconto per il marito della sorella:
“… però chiaramente si aprirà tutta una situazione, una situazione dove io volevo dirti una cosa noi stiamo facendo la sanzione cioè si può fare da duemila a ventimila euro, Aiello sta facendo a ventimila euro, è una cifra troppo grande non capisco perché… una cosa è pagare duemila euro o una cifra mediana, diecimila, cinquemila, e sono soldi che vanno per le demolizioni per carità, una cosa è ventimila euro che sono cioè una cifra enorme per tutti…”.
E diceva di fare una multa alta ad altri suoi concittadini, quelli che hanno la casa vicino al mare, e bassa al cognato: «“Quindi vediamo di fare questa, di abbassare questa sanzione, di farla bassa magari puoi mettere quelli a 150 metri dal mare gliene dai 20 mila quello è doveroso… perché comunque sai che se la possono passare bene”. Maggiore sembrava recepire: “Vediamo com’è che hanno fatto se ci sono situazione analoghe oppure… ci sono criteri così come dicevi tu e magari li applichiamo”. “Ed in caso – concludeva Cinque – diamo un atto di indirizzo”». Infine, Patrizio Cinque si sfogava con un suo assessore per l’emendamento che aggravava le sanzioni per gli abusivi, presentato da una compagna di partito, deputata nazionale, nel frattempo sospesa per la vicenda delle firme false: «Questa situazione l’ha messa quella minchiona di Claudia Mannino e siamo veramente dei geni». Cinque aveva altre idee, racconta oggi Repubblica: «Vediamo di fare abbassare questa sanzione». Per fare uno sconto alla sorella.