Paolo Bernini, il prosciutto di Parma e la «censura» della Polizia Postale

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-06-08

È etico lanciare l’allarme censura per massimizzare le visualizzazioni di un video sui maltrattamenti degli animali? Non è un po’ come urlare “al lupo al lupo” quando il lupo non c’è?

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Nel dicembre del 2016 l’associazione animalista Essere Animali ha pubblicato il risultato di un’inchiesta sugli allevamenti di suini del Consorzio del Prosciutto di Parma. L’inchiesta, durata sei mesi, ha rivelato le condizioni con le quali vengono allevati i maiali destinati a diventare prosciutti. All’epoca i risultati di questa indagine furono rivelati in anteprima al Corriere della Sera che un mese ha diffuso anche dei video girati dalla LAV in un allevamento di Cremona.

Il Consorzio del Prosciutto di Parma vuole censurare il video?

Nel video di Essere Animali si vedono maiali denutriti, malati, maltrattati e tenuti in condizioni disumane. Il Corpo Forestale ha acquisito i filmati ed ha aperto un’inchiesta. Dell’indagine “Prosciutto Crudele” hanno parlato del testate dei TG regionali della Rai e diversi giornali. Tutto si può dire tranne che la notizia sia stata censurata o nascosta. Il video YouTube ha raggiunto quasi cinquecentomila visualizzazioni. Il post su Facebook quasi trecentomila e oltre dodicimila condivisioni.
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L’associazione denuncia che “tra poche ore” però la Polizia Postale oscurerà l’indagine shock. Secondo Essere Animali il Consorzio Prosciutto di Parma vuole cancellare il video dal Web. Ad essere oscurato quindi non sarà solo il video su Facebook e su YouTube ma anche il sito internet Prosciutto Crudele dove l’associazione ha esposto i risultati della sua indagine. Sono passate quasi cinque ore e i filmati sono ancora tutti online.
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Anche il deputato a 5 Stelle Paolo Bernini denuncia il tentativo di censura accusando il Consorzio del Prosciutto di Parma di voler cancellare una verità scomoda. Il mese scorso il Consorzio del Prosciutto di Parma aveva diffuso una una nota nella quale si dissociava dalle situazioni mostrate nel filmato della Lav e chiedeva «alle Autorità competenti di procedere immediatamente con i dovuti accertamenti». Non proprio il tipico atteggiamento di chi vuole far rimuovere un filmato dal Web

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Attualmente il video è online su tutti i canali

Risulta inoltre inusuale per la Polizia Postale annunciare di voler sequestrare siti e video (senza contare che due si trovano su piattaforme come Facebook e YouTube che richiedono rogatorie internazionali). Sembra quasi che con la scusa di gridare alla censura si voglia semplicemente ottenere l’effetto di massimizzare condivisioni e visualizzazioni.
Sequestro preventivo di un video pubblicato sei mesi fa?

Se da un lato è giusto che la notizia di maltrattamenti e atti di crudeltà nei confronti degli animali da allevamento venga diffusa appare alquanto discutibile quello di utilizzare lo spauracchio della censura (che è una cosa seria e drammatica) per raggiungere l’obiettivo.
EDIT: L’onorevole Bernini ci scrive:

Gentile Redazione,
in merito all’articolo preciso che il video nonché le dichiarazioni circa l’iter processuale, sono di “Essere Animali” e io mi sono limitato a condividere un post su facebook che aveva già avuto migliaia di condivisioni, essendo da sempre attento a tali tematiche. Gradirei quindi che non mi fosse attribuito alcun virgolettato.

In merito, la redazione precisa che:
1 – nello status dell’onorevole è condiviso il video; le dichiarazioni di Essere Animali sono invece queste:
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2 – L’Onorevole Bernini ha successivamente editato il post aggiungendo le virgolette alla dichiarazione che presentiamo nel nostro articolo:
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3 – La prova dell’edit è rintracciabile nella funzione di Facebook “Edit History” che si attiva cliccando sulla freccia a destra del post. Qui c’è lo storico delle modifiche dal quale si evince anche che la modifica è stata effettuata “32 minuti fa”, ovvero alle 15,45 di oggi:, 9 giugno 2017
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Non abbiamo dunque attribuito all’onorevole Bernini alcunché in più rispetto a quanto lui ha scritto. Il video, tra l’altro, è ancora on line.

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