Ora Avvenire incita alla ribellione

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-12

“La ferita aperta, ancora oggi, non sono certo gli autorevoli, rispettosi e democratici auspici di un vescovo, ma le disposizioni tese a limitare la libertà di coscienza dei senatori del Pd. I cattolici si aspettano dagli eletti consapevolezza, coerenza e trasparenza, altri, invece, inclinano agli ordini di scuderia”. Così il quotidiano dei vescovi, Avvenire, torna …

article-post

“La ferita aperta, ancora oggi, non sono certo gli autorevoli, rispettosi e democratici auspici di un vescovo, ma le disposizioni tese a limitare la libertà di coscienza dei senatori del Pd. I cattolici si aspettano dagli eletti consapevolezza, coerenza e trasparenza, altri, invece, inclinano agli ordini di scuderia”. Così il quotidiano dei vescovi, Avvenire, torna sulla polemica delle unioni civili innescata ieri dall’intervento del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. Il direttore del giornale, Marco Tarquinio, nell’editoriale sottolinea: “Qui si tratta di libertà di coscienza, e di buon diritto. Nessuno cerchi alibi”. Sì, il quotidiano dei vescovi italiani sta davvero incitando alla ribellione come un qualsiasi ciclostile distribuito davanti a Lettere.
angelo bagnasco
Il direttore di Avvenire riesce però ad essere anche più lisergico: “Nessuno tenti di nascondersi dietro il (presunto) dito ‘regolamentare’ alzato del presidente della Cei. Il cardinal Bagnasco, nella sua Genova, è stato interpellato a proposito del ddl sulle unioni civili e l’adozione omosessuale e ha auspicato che in Parlamento ‘tutti’, qualunque opinione abbiano, ‘possano esprimersi’, facendo valere posizioni e obiezioni in assoluta ‘libertà di coscienza’ visto che sono in discussione ‘temi fondamentali per la vita della società e delle persone’. Un augurio da pastore e da cittadino, che qualche politico, e persino qualche solitamente accorto membro del governo, ha tentato di trasformare in ‘diktat’ su una (presunta) preferenza tecnica per il voto segreto d’aula. I modi del voto – sottolinea Tarquinio – sono affare di chi presiede e compone il Parlamento. Ma il giudizio sull’operato di costoro compete a tutti noi. E la ferita aperta, ancora oggi, non sono certo gli autorevoli, rispettosi e democratici auspici di un vescovo, ma le disposizioni tese a limitare la libertà di coscienza dei senatori del Pd. I cattolici si aspettano dagli eletti consapevolezza, coerenza e trasparenza, altri, invece, inclinano agli ordini di scuderia. Lo ripetiamo per l’ennesima volta: ‘a ciascuno il suo’. E se davvero si vuole uscire dall’angolo dell’attuale brutto testo del ddl Cirinnà, si dia corpo a norme sulle unioni omosessuali che rispettino persone e Costituzione”. Ora, come possa esprimersi in coerenza e senza ridere uno che dice che la libertà di opinione è fondamentale, e intanto incita al voto segreto che serve a far conoscere la libertà d’opinione del parlamentare, è un mistero. Ma si sa, per Bagnasco questo ed altro.

Potrebbe interessarti anche