Attualità
Papà Salvini tiene duro contro Open Arms: quanti bambini moriranno ancora nel Mediterraneo?
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2018-07-17
L’Ong spagnola sostiene che l’Italia è responsabile della morte di una donna e un bambino i cui corpi sono stati trovati tra i rottami di un barcone in quella che dovrebbe essere l’area Sar di competenza della guardia costiera libica. Quella, finanziata, addestrata e coordinata dalle autorità italiane per impedire nuove morti in mare
Chissà se il ministro Salvini parlava da papà quando questa mattina ha twittato che «due navi di Ong spagnole sono tornate nel Mediterraneo in attesa del loro carico di esseri umani. Risparmino tempo e denaro, i porti italiani li vedranno in cartolina». Quelle due navi erano la Open Arms e il veliero Astral di ProActiva e quello che ha trovato nel mare tra l’Italia e la Libia non è stato un carico di esseri umani.
La Libia non è un porto sicuro per i migranti
E non solo perché le Ong non vanno a caccia di “merci” ma perché mentre Salvini se la rideva su Twitter in mare qualcuno è morto. Si dirà: ne sono morti tanti, è normale che qualcuno muoia cercando di arrivare in Italia. In fondo, spiegheranno, il viaggio è rischioso e chi si mette in mare su gommoni, pescherecci o bagnarole sa a cosa va incontro. L’obiettivo di Salvini è chiaro, lo ha ribadito oggi in un’intervista ad Avvenire: «Sfido chiunque a trovare un tweet in cui invito a lasciare un essere umano in mare. Il mio obiettivo è salvare tutti, soccorrere tutti, curare tutti, nutrire tutti, ma anche evitare che tutti arrivino in Italia». Meglio lasciarli in Libia, un paese che non ha ratificato la Convenzione di Ginevra.
Ed è proprio con questo obiettivo in mente che Salvini ha deciso di far chiudere i porti a tutte le imbarcazioni delle Ong (e anche a quelle mercantili o della Guardia Costiera italiana). Per raggiungere il suo scopo il ministro dell’Interno non solo ha impedito di fatto alle Ong di operare ma anche sostenuto la Libia nella sua pretesa di dichiarare una zona SAR. Come è noto però la Libia ha parecchi problemi: il principale è che il governo con cui l’Italia ha preso accordi non ha il completo controllo del territorio, quindi non si può ragionevolmente pensare che possa intervenire a salvare le persone che si trovano in difficoltà in alto mare (o impedire le partenze).
Naufragio o omissione di soccorso?
Questa mattina una di quelle Ong che secondo alcuni sono in combutta con i trafficanti mentre secondo altri sono impegnate a portare avanti un piano di sostituzione etnica della popolazione italiana ha trovato, tra l’Italia e la Libia, sulla rotta battuta dai migranti, i rottami di un gommone. Aggrappata ad un asse di legno c’era una donna, Josephine originaria del Camerun che è stata tratta in salvo dalla Open Arms. A fianco a lei due cadaveri: quello di un’altra donna e di un bambino.
Di nuovo qualcuno dirà: un naufragio, che c’entra Salvini? Se i migranti decidono di partire sapendo che non ci sarà nessuno a salvarli sono affari loro. Ma le cose potrebbero essere andate diversamente. Il relitto del gommone si trovava ad ottanta miglia nautiche dalla costa della Libia, in acque internazionali ma all’interno di quella che dovrebbe essere la zona di ricerca e soccorso gestita dalle autorità libiche. Secondo Oscar Camps, presidente di ProActiva Open Arms, si è trattato di omissione di soccorso. Come ha spiegato a Internazionale Riccardo Gatti, portavoce dell’organizzazione Proactiva il 16 luglio l’equipaggio della Astral ha ascoltato alla radio una conversazione tra un mercantile (il Triades) diretto a Misurata (in Libia) e la guardia costiera libica a proposito di due gommoni in difficoltà a circa 80/84 miglia dalle coste libiche.
Il mercantile sosteneva di aver ricevuto dal IRMCC italiano l’ordine di contattare la guarda costiera libica. Dopo molte ore le autorità di Tripoli hanno detto al Triades di lasciare l’area perché sarebbero intervenute le unità della guardia costiera. Nelle stesse ore i libici hanno hanno rivendicato nelle annunciato di aver effettuato, proprio in quella zona, un’operazione di salvataggio e di aver tratto in salvo 158 persone. Non è chiaro però come mai tre persone siano state lasciate in mare. Forse perché l’intervento della guardia costiera non è stato tempestivo (eppure c’era una nave mercantile nei paraggi). Secondo Open Arms il bambino era invece morto da poche ore.
Matteo Salvini tiene duro, i migranti potranno continuare a morire nel Mediterraneo
In risposta alle accuse della Open Arms papà Salvini ha parlato di “bugie e insulti”. Secondi il ministro ridurre le partenze significa ridurre i morti e ridurre il guadagno di chi specula sull’immigrazione clandestina. Per ribadire che è un papà Salvini lancia il doppio hashtag #portichiusi e #cuoriaperti. Secondo l’OIM però anche se in termini assoluti il numero dei decessi è inferiore a quello registrato nello stesso periodo dello scorso anno in proporzione alle partenze (che sono diminuite) il numero dei morti è maggiore.
Secondo le Ong la responsabilità è proprio della strategia adottata dal governo italiano che ha lasciato che siano i libici a “salvare” i migranti. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Ma i piccolifan del governo Conte e di Salvini non demordono. Basta leggere i commenti sparsi qua e là, ad esempio quelli all’articolo del Fatto (un giornale il cui Direttore ritiene che siano “acclarati” i legami tra Ong e scafisti).
Certi italiani, quelli che ritengono che ci sia un’invasione di immigrati (come disse Salvini) e che le Ong siano “taxi del mare” (come disse Di Maio) preferiscono lavarsene le mani. C’è chi pensa che l’Italia sia vittima di una operazione internazionale di propaganda e che le Ong vengano pagate per lucrare sui migranti e infangare il buon nome del nostro Paese.
C’è chi trova sospetto che “guardacaso” siano stati ritrovati una donna e un bambino. Eppure è proprio quello che succede quando i soccorsi non sono tempestivi, le persone più deboli sono quelle che rischiano di più. Come ha spiegato la Procura di Palermo la situazione di sovraffollamento a bordo dei gommoni e la presenza a bordo di donne e minori costituisce di per sé una situazione di pericolo che richiede l’intervento dei soccorsi in mare.
Ma anche in questo caso la realtà non riesce a fare breccia nella mente di alcuni italiani che si ostinano a ritenere che tutto sia stato costruito “ad oc” (sic) per smuovere le coscienze. In fondo, ragiona qualcuno, chi li obbliga a partire? Di sicuro l’esodo è pilotato da qualcuno per distruggere l’Europa. È la sempreverde bufala del piano Kalergi. E nel caso vi stiate chiedendo chi ha messo in testa certe idee ai nostri connazionali la risposta non è “Internet” o “il dark web”. La risposta è: trasmissioni televisive come La Gabbia (ma non solo) condotta da un giornalista che ora è in Parlamento grazie al MoVimento 5 Stelle.