I 25 premi Nobel che schifarono Marine Le Pen (e Salvini)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-04-19

Venticinque premi Nobel per l’Economia scrivono a Le Monde per smontare una volta per tutte le bufale secondo le quali ci sono “premi Nobel a favore dell’uscita dall’euro” e per spiegare che il programma antieuropeista dei no-euro è destinato a far fallire la Francia

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Marine Le Pen vuole far uscire la Francia dall’euro in nome della riconquista della “sovranità”, parola magica che da sola basta a scaldare i cuori dei populisti europei. Con modalità diverse lo vogliono fare anche Matteo Salvini e il MoVimento 5 Stelle che sognano un ritorno della lira e un’uscita dall’euro anche per il nostro Paese. La candidata del Front National alle presidenziali francesi per sostenere la sua tesi ha citato più volte gli autorevoli pareri di alcuni premi Nobel per l’economia; l’argomento è semplice “se lo dicono anche i premi Nobel” che si può uscire dall’euro o che stare nell’euro non conviene allora non dobbiamo perdere altro tempo e abbandonare la moneta unica. Ieri però venticinque (25) premi Nobel hanno scritto a Marine Le Pen per condannare «questa strumentalizzazione del pensiero economico nel quadro della campagna elettorale francese».
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Le critiche dei premi Nobel al programma antieuropeista di Marine Le Pen

La lettera dove i premi Nobel denunciano il programma anti-europeo della Le Pen è stata pubblicata dal quotidiano francese Le Monde (su Keynesblog la traduzione in italiano) e non ci stanno a farsi usare dal Front National per sostenere posizioni che sono lontane dal loro modo di pensare. I venticinque premi Nobel, si va da Joseph Stiglitz ad Amartya Sen passando per il vincitore del Premio 2016 Bengt Holmström,  mettono nero su bianco che i programmi anti-europei della candidata francese destabilizzerebbero la Francia mettendo a repentaglio la stabilità economica e politica del progetto della casa comune europea. I Nobel parlano della Francia, perché è ad una candidata francese che si rivolgono, ma le loro argomentazioni valgono anche per l’Italia visto che il fronte anti-euro guidato dalla Lega Nord è sulle stesse posizioni della Le Pen. Il succo del discorso è che la ricetta del FN per uscire dall’euro non solo non funziona ma sarebbe sicuramente dannosa per la Francia. Da una parte le politiche isolazionistiche e protezionistiche rischiano di creare i presupposti per una guerra commerciale che costerebbe molto cara ai francesi. Ma la lettera non è solo un appello a “rimanere uniti” in un momento di difficoltà rifiutando soluzioni politiche divisive che non porterebbero vantaggi per i cittadini francesi. La lettera dei premi Nobel per l’Economia contiene anche un monito a coloro che in questi mesi guardano all’esperienza britannica della Brexit e ci spiegano che gli inglesi non se la passano poi così male anche se hanno deciso di uscire dall’Unione Europea. Fermo restando che il Regno Unito non è ancora uscito dalla UE, gli economisti ribadiscono una semplice ma dirompente verità: «C’è una grande differenza tra la scelta di non aderire all’euro dall’inizio e uscirne dopo averlo adottato». Questo significa che il Regno Unito, che ha sempre mantenuto la sua sovranità monetaria e la sua moneta nazionale non può essere preso ad esempio come paese guida per testare l’eventuale uscita dall’euro.
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Per vent’anni paesi come Italia e Francia hanno convissuto all’interno del sistema della moneta unica e al contrario dei britannici una volta fuori l’esperienza della ritrovata sovranità sarebbe sicuramente molto diversa e peggiore. Chi vuole uscire dall’euro sostiene – come ad esempio i 5 Stelle – che con il ritorno alla moneta nazionale “sovrana” potremmo svalutare la nostra moneta nazionale per tornare ad essere competitivi sui mercati internazionali, per loro i Nobel per l’economia hanno una risposta semplice e chiara: «Le politiche isolazioniste e protezionistiche e le svalutazioni competitive, effettuate a spese di altri paesi, sono modalità pericolose di cercare di generare crescita». Impossibile qui non pensare al piano della Le Pen che vorrebbe un ritorno ad una “moneta comune” sullo stile della vecchia Ecu a garantire i cambi ma che prevede che il debito estero francese venga ridenominato in franchi.

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Fonte: http://www.bastaeuro.org/pdf/OltrelEURO_libro.pdf

La patacca dei Nobel per l’economia che sostengono l’uscita dall’euro con Salvini

La storia degli economisti e dei premi nobel anti-euro è una delle più interessanti “narrative” adottate anche dai no-euro nostrani. Si va da Beppe Grillo a Matteo Salvini che nel dicembre del 2014 aveva dichiarato che «Prima se ne esce e meglio è. Oramai sono diventati 5 i premi Nobel che lo sostengono insieme a noi» aggiornando poi il conteggio a sette. Lo stesso numero è citato nel libro “Oltre l’Euro” a cura di Claudio Borghi Aquilini e pubblicato dalla Lega Nord, dove i sette premi Nobel che sostenevano l’uscita dall’euro assieme a Salvini diventano “premi Nobel per l’economia che hanno apertamente criticato l’europa dell’Euro”, che non è proprio la stessa cosa che dire che l’euro è da buttare e che bisogna uscirne al più presto. Se poi andiamo a guardare i nomi notiamo che quattro di quei sette (Mirrlees, Stigliz, Sen e Pissarides) hanno firmato la lettera pubblicata da Le Monde contro la politica anti-euro della Le Pen mentre un altro, Paul Krugman, ha già preso le distanze dai no-euro facendo notare che il fatto che il fatto di avere posizioni critiche sull’euro non significa che le posizioni coincidano. Anche Krugman qualche giorno fa ha detto che c’è una profonda differenza tra non aderire alla moneta unica e uscire una volta entrati:

Vi è una grande differenza tra la scelta di non aderire [all’euro] dall’inizio e lasciarlo una volta entrati. I costi dell’uscita dall’euro e del ripristino di una moneta nazionale sarebbero enormi: una massiccia fuga di capitali potrebbe causare una crisi bancaria, si dovrebbero imporre i controlli sui capitali e la chiusura delle banche, il problema di ridenominare i contratti creerebbe una palude legale, le imprese si bloccherebbero in un lungo periodo transitorio di confusione e incertezza.

Ora che 25 (più uno) premi Nobel per l’economia hanno detto una parola chiara e definitiva sui rischi dell’uscita dall’euro, rischi che tutti ben conosciamo ma che i sovranisti europei continuano a rifiutarsi di vedere i no-euro francesi e nostrani hanno perso tutti i loro numi tutelari.

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