Il no vax di Trieste positivo al Covid che pensava di curarsi da solo ed è morto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-11-20

Inutile l’intervento del 118, no vax muore in casa a seguito di complicanze cardiache. Positivi e sintomatici anche moglie e figli

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No vax aveva contratto il Covid e stava cercando di vincerlo da solo a casa, sicuro che le cure domiciliari fossero sufficienti, ma dopo l’aggravarsi delle condizioni di salute è morto. È successo ieri a Trieste.

Il no vax di Trieste positivo al Covid che pensava di curarsi da solo ed è morto

La vittima, un imprenditore di 50 anni, convinto no vax. Uno dei tanti che, sottovalutando la malattia e, soprattutto, l’efficacia del vaccino ha pagato con la vita le sue forti convinzioni. A riportare la notizia il quotidiano Il Piccolo. 

L’uomo insieme alla moglie gestiva un bed and breakfast ed era titolare di una piccola impresa. Secondo la ricostruzione del quotidiano, l’imprenditore era risultato positivo una settimana fa e aveva iniziato a mostrare i primi sintomi della malattia da qualche giorno. Nonostante il parere contrario dei medici aveva scelto di farsi curare a casa con le cure domiciliari invece di andare in ospedale. Ma, come spesso accade con il Covid, le sue condizioni si sono aggravate a causa di una crisi cardiaca. Sono intervenuti i sanitari del 118 ma per l’uomo non c’era più niente da fare, era già in arresto cardiaco e i numerosi tentativi di rianimazione non sono serviti a salvargli la vita. Anche la moglie e i due figli, di 6 e 8 anni, sono positivi e sintomatici.

“Vediamo purtroppo che ci sono sempre più casi di persone che scelgono queste cure domiciliari. Lo constatiamo ormai ogni giorno. La situazione sta diventando drammatica. Affidarsi a cure e a professionisti non in linea con le evidenze scientifiche è molto pericoloso”, ha detto al quotidiano il primario del 118 di Trieste, Alberto Peratoner.

“L’invito a tutti è di non fidarsi di queste cure domiciliari che oltre a non avere alcun supporto scientifico rischiano di essere addirittura controproducenti e di portare a degli esiti tragici. Spesso ci troviamo di fronte a persone che assumono cortisone già nella fase iniziale della malattia e chi lo prescrive ha pesanti responsabilità”, ha aggiunto.

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