Le minacce di morte per il ministro Speranza e il virologo Burioni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-22

“Hai rotto il c…o, se non la finisci di dire putt…te ti faremo fare una brutta fine testa di c… State tirando troppo la corda te e quella m…da di Speranza siete puntati”

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È stato il virologo Roberto Burioni a postare su twitter la foto del messaggio. C’è la minaccia, e neanche troppo velata: “Devi stare attento se non vuoi saltare in aria”. Ha deciso di non denunciarli, ma comunque voleva rendere pubblica la promessa del suo hater (per usare un piccolo eufemismo). Si legge nel messaggio:”Hai rotto il c…o, se non la finisci di dire putt…te ti faremo fare una brutta fine testa di c… State tirando troppo la corda te e quella m…da di Speranza siete puntati. Fidati devi stare attento se non vuoi saltare in aria”. E poi: “In questo momento – commenta Burioni in un altro tweet – mi sto chiedendo se può esistere uno talmente babbeo da minacciare un ministro della Repubblica firmandosi con il suo vero nome e cognome. Neanche nei film di Totò”.

La solidarietà dell’ordine dei medici a Speranza e Burioni

Certo non si può dire che sia la prima volta che dei medici impegnati in prima linea contro il covid, o che – ancora di più – il ministro della Salute Speranza vengano minacciati con frasi di questo tipo. Solidarietà è arrivata, e prima di tutto, dall’ordine dei medici. Ha scritto Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri:

 

Siamo ancora una volta a esprimere la nostra solidarietà al ministro della Salute Roberto Speranza e al virologo Roberto Burioni, per le gravi intimidazioni ricevute. È inaccettabile che un ministro e un medico siano insultati e minacciati di essere fatti saltare in aria solo per aver raccomandato quello che tutti i medici si sentono in dovere di suggerire: la prudenza e il rispetto delle regole.

Non possiamo, come medici, nascondere la nostra preoccupazione per le imminenti riaperture, in un momento in cui le terapie intensive sono ancora sotto pressione, anche se meno rispetto al recente passato. Tuttavia comprendiamo che non si può tenere un intero Paese chiuso ormai da ottobre, e che dobbiamo trovare modalità per ripartire.

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