“Attendo i miei 100 milioni di dollari”, la geniale risposta di Michele Serra alla richiesta di Elon Musk per ridurre la CO2 | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-11-07

Il giornalista e scrittore ha replicato “all’offerta pubblica” dell’uomo più ricco del mondo con una soluzione “già esistente”

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Il cambiamento climatico è diventato sempre più un tema di stretta attualità e urgenza. Gli effetti catastrofici del riscaldamento globale, provocato dalla mano dell’uomo che non si è mai fermata neanche davanti alle evidenze, sono visibili nel nostro quotidiano. Colpa anche, in buona parte, delle emissioni di anidride carbonica che continuano a interagire – in modo negativo – con l’ambiente che ci circonda, con il pianeta e con l’atmosfera che circonda il nostro pianeta. E nei giorni scorsi Elon Musk – nuovo proprietario di Twitter, già fondatore di Tesla e Ceo di SpaceX – ha avanzato una proposta: cento milioni di dollari a chi gli fornirà un’idea per assorbire l’anidride carbonica. E Michele Serra gli ha risposto con un’idea geniale.

Michele Serra e la proposta a Elon Musk per ridurre la CO2

Perché, come ricorda Michele Serra, la soluzione per ridurre e assorbire l’anidride carbonica esiste già in natura. Si chiama albero. E la “potenza” di milioni e milioni di alberi sono la risposta a tutto. Anche alla ricompensa da 100 milioni di dollari.

“Elon Musk ha stanziato cento milioni di dollari per chi realizza una nuova tecnologia in grado di assorbire l’anidride carbonica, che come sappiamo è in eccesso, ed è la prima causa del riscaldamento dell’atmosfera. Bene, io sono qui, stasera, per presentarvi, in anteprima mondiale, la nuova tecnologia richiesta da Elon Musk. E dunque domenica prossima, se Fabio è d’accordo, Elon Musk sarà qui in persona per consegnarmi i cento milioni di dollari.
La mia geniale invenzione si chiama: albero! Come funziona? Fa esattamente quello che chiede Elon Musk: attraverso la fotosintesi gli alberi trasformano il carbonio dell’atmosfera in legno e cellulosa. Riducendo l’effetto serra. E siccome, nonostante convegni mondiali stratosferici, come quello in corso sul Mar Rosso, non riusciamo a ridurre le nostre emissioni nocive, da quelle bestie incontinenti che siamo, la strada maestra è cercare di eliminare l’anidride carbonica in eccesso. Dunque: piantare alberi, piantarne moltissimi. Soprattutto nelle città, dove gli alberi si trovano benissimo perché c’è molta anidride carbonica e dunque hanno molto da mangiare.
Ovviamente, non posso dire a Elon Musk: quello che cerchi esiste già in natura da quattrocento milioni di anni, per la precisione dal Devoniano. Penserebbe che lo prendo in giro. Dunque mi sono appuntato qualche definizione alternativa di albero in grado di convincerlo. Colonnino autorigenerante, ad altezza variabile, per l’assorbimento di anidride carbonica. Disponibile in diversi modelli. Macchina organica interattiva alimentata ad acqua e a energia solare. Apparecchio stanziale di rigenerazione atmosferica a guida automatica: è in grado di fare tutto da solo anche senza pilota, come la Tesla. Centralina di smaltimento e riciclaggio del carbonio vagante, utilizzabile anche come supporto per uccellini, scoiattoli, gatti in fuga dai cani, baroni rampanti, Ciccio Ingrassia quando grida “voglio una donna”.
Per gli amici, confidenzialmente: albero. Non ricordo se sia lo scrittore americano Michael Pollan ad averlo detto, ma la frase suona così: la natura è un esperimento scientifico in corso da quattro miliardi di anni. Sottolineo: esperimento scientifico. La natura non è magia, anche quando è così stupefacente da sembrarlo. La natura è biochimica. La natura è materia. Ciò che è naturale non è sovrannaturale. Questo alberino, e i miliardi di suoi fratelli nel mondo, sono esseri viventi, proprio come noi, e obbediscono alle leggi della natura, proprio come noi. L’evoluzione li ha dotati, e ha dotato noi tutti, di una straordinaria complessità. Siamo macchine raffinatissime, munite di una tecnologia inimitabile. Stefano Mancuso, botanico e divulgatore, lo spiega benissimo, quante cose sono capaci di fare gli alberi. Ci vorranno secoli perché i robot riescano a replicare, anche se in modo approssimativo, ciò che noi esseri viventi già siamo adesso.
E dunque, mister Musk, la aspetto domenica prossima. Se lei mi dà cento milioni, io le darò questo acero. Se no, me lo tengo volentieri”

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