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“Meloni parla di responsabilità? Basta un attimo per diventare di sinistra”, il monologo di Michele Serra | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-10-10

Il giornalista e scrittore torna sul palco di “Che tempo che fa” e spiega perché è più facile essere di destra

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Giorgio Gaber, in un suo brano diventato iconico e pre-veggente, si chiedeva “Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?”. Una parziale risposta a questo quesito è arrivato dal monologo di Michele Serra che domenica sera, ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, ha spiegato i motivi per cui – nella prossima eventuale vita – preferirebbe “nascere di destra”. Il monologo, ovviamente, è una provocazione che – però – mette alla luce una forma mentis diametralmente opposta tra i due emisferi del bipolarismo ideologico-politico.

Michele Serra spiega perché è più facile essere di destra

Il suo primo monologo della nuova stagione della trasmissione guidata da Fabio Fazil, giunta alla sua ventesima edizione, è un riflesso della situazione in Italia dopo il voto del 25 settembre. E Michele Serra spiega le differenze tra i due schieramenti. Non in base alle idee politiche, ma all’atteggiamento nei confronti dell’elettorato e al comportamento degli elettori stessi.

“Nella mia prossima vita, se ne avrò una, voglio rinascere di destra. Non per ragioni ideologiche, per carità. Per ragioni pratiche. La vita a sinistra è troppo complicata, come se la semplicità fosse un vizio. E quindi c’è questa mania della complessità, del dibattito interminabile, dell’approfondimento. Mai niente che ci vada bene. È sempre tutto da ridiscutere, bisogna sempre rifare l’analisi. Ha fatto più analisi la sinistra che un intero reparto di lungodegenti. Ma non sembra che la salute, con tutte queste analisi, ne abbia tratto giovamento. Forse se avesse fatto meno analisi e una passeggiata ogni tanto, godrebbe di migliore stato di salute. E poi a sinistra si parla sempre, si parla troppo, si parla tantissimo. A dismisura. È un’assemblea lunga un po’ più di due secoli. È stata convocata verso la fine del ‘700 a Parigi ed è ancora in corsa, non s’è mai conclusa.
Ci sono state rare pause per rifocillarsi, per andare in bagno, magari approfittandone per fare una scissione. Le scissioni sono l’unico momento eccitante, divertente. Ci si accapiglia e si esce sbattendo la porta e deve essere per questo che ne fanno così tante. È anche un modo per uscire a prendere finalmente una boccata d’aria. Di solito le assemblee arrivano alle conclusioni, ma non è il nostro caso. Se guardate per terra vedete milioni di fogli appallottolati: sono le conclusioni fin qui bocciate dall’assemblea lunga 200 e rotti anni.
La vita a destra è più semplice, più spensierata. Intanto la politica non è così importante, c’è anche altro da fare nella vita. E poi, soprattutto, chi si accontenta di quello che c’è e ce lo si fa andare bene. Ci sono le elezioni? Benissimo, nessun problema. Si fa l’appello dei presenti: chi c’è c’è. Si raccoglie tutto in un bel cartoccio, legato con lo spago. Et voilà, basta. Senza tante discussioni. Non è che siano incoscienti quelli di destra, lo sanno benissimo anche loro che volendo si potrebbe fare di meglio. Solo che preferiscono passare il tempo a rompersi la testa su come potrebbe essere il mondo se il mondo non fosse così come è. Difficilmente troverete nella nota spese di un politico di destra il conto dello piscanalista. Questo umore più leggere, davvero invidiabile, tocca il suo apice nel giorno delle elezioni. L’elettore di sinistra è di pessimo umore: quello non lo voto perché è troppo moderato, quell’altro non lo voto perché è troppo radicale, quell’altro ancora non lo voto perché è contro i miei principi. A destra non si fanno tutte queste storie. Chi è il capolista nel nostro collegio? Gengis Khan. Ma chi, quello dell’orda d’oro? Sì è lui, ma è stato molto tempo fa ed è cambiato. Va bene, allora se è cambiato non c’è problema. Votiamo tranquillamente, serenamente Gengis Khan.
Se rinasco, voglio rinascere di destra. Ho notato recentemente che nei discorsi della signora Meloni spesso ricorre la parola “responsabilità”. E sembra molto riflessiva quando parla. Faccia molta attenzione, perché è un attimo diventare di sinistra”.

Così, dunque, Michele Serra prova a scattare una fotografia della situazione. Non solo attuale, ma quasi storica.

(foto e video: da “Che Tempo che fa”, Rai 3)

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