“La lotta per la libertà è legittima sempre”: Michele Serra parla del 25 aprile e dell’Ucraina

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-23

In un’intervista a La Stampa, Michele Serra traccia alcuni parallelismi tra la resistenza della popolazione ucraina e quella dei partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale

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“La lotta per la libertà è legittima sempre. Non credo proprio che chi è salito in montagna nel ’43 fosse sicuro di vincere. Aveva i tedeschi in casa e i repubblichini alla schiena”: Michele Serra in un’intervista a La Stampa in vista del 25 Aprile traccia alcuni parallelismi tra la resistenza dell’Ucraina e quella dei partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale. “Si possono comparare tutte le storie dei popoli aggrediti che si ribellano all’invasore – spiega – a patto di farlo nel massimo rispetto delle differenze  storiche, che sono rilevanti. E a patto di non usare una tragedia come questa per regolare i conti, di corto respiro, della politica italiana”. Una politica che ha visto rafforzarsi la destra di fronte a questo conflitto, mentre la sinistra si è impantanata in “una caciara irrispettosa e ingombrante”, portata avanti da “gente con l’elmetto che accusa chi è senza elmetto di essere amico di Putin, tartufi vecchi e giovani che leggono questa guerra come una manovra subdola dell’imperialismo americano”.

“La lotta per la libertà è legittima sempre”: Michele Serra parla del 25 aprile e dell’Ucraina

A chi fa notare che la resistenza dei partigiani avvenne contro un esercito ormai destinato alla sconfitta risponde: “Si calcola che i partigiani morti siano stati quasi cinquantamila. Quanto alla carneficina, Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e le Fosse Ardeatine non bastano? Dire che i partigiani presero le armi per godere delle comodità di una vittoria sicura è una porcheria. Chi lo dice è il tipico italianuzzo mediocre, che essendo ignobile non concepisce nobiltà”. “Allo stesso modo – aggiunge Serra – trovo stupido e meschino giudicare la resistenza ucraina su una base di convenienza. Certo è legittimo e anche doveroso augurarsi che non ci sia una escalation, e che il conflitto non duri anni. Tifare per la pace non è un delitto, mi pare, soprattutto in considerazione del fatto che questa guerra ha già moltitudini di tifosi. Ma non so dare consigli nel merito, posso solo dire che di trattative di pace si parla sempre meno, e sempre più di armi e strategie di guerra”.

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