Cultura e scienze
Mascherina fai da te: quanto è efficace e come farla
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-05-10
I Centers for disease control, l’equivalente americano dell’Iss, hanno pubblicato i consigli su materiali più idonei (come il cotone pesante), dimensioni (25 cm. x 15) e tecniche di cucitura (è importante che siano ripiegate: con più strati proteggono meglio)
La mascherina fai-da-te è stata sdoganata da Silvio Brusaferro dell’Istituto Superiore di Sanità: «Partendo da magliette o bandane, queste protezioni possono anche essere confezionate in proprio. L’importante è che siano multistrato». Altri requisiti, per Paolo D’Ancona, epidemiologo dell’Iss: «Devono aderire bene al viso e permettere di respirare senza affanni». Niente carta da forno, dunque, né sacchetti dell’aspirapolvere. Repubblica oggi spiega come si costruisce la mascherina fai-da-te:
I Centers for disease control, l’equivalente americano dell’Iss, hanno pubblicato i consigli su materiali più idonei (come il cotone pesante), dimensioni (25 cm. x 15) e tecniche di cucitura (è importante che siano ripiegate: con più strati proteggono meglio). Sono le “mascherine di comunità”: non rispettano standard rigidi di produzione come le chirurgiche (che devono bloccare almeno il 95% delle goccioline di 5 micron o più) o filtranti, ma comunque hanno un effetto barriera. «Mettendole riduciamo le possibilità di circolazione del virus», ha spiegato Brusaferro. In Italia, la protezione per il viso è obbligatoria sui mezzi pubblici e quando non è possibile rispettare la distanza di 1,5 metri. Ormai solo l’Organizzazione mondiale della sanità va in controtendenza e ne riserva l’uso solo a chi ha sintomi o assiste un malato.
Quanto ai materiali, un articolo del 2013 su Disaster Medicine aveva messo a confronto tessuti diversi: una maglietta di cotone ha una capacità di filtro del 50% rispetto a una mascherina chirurgica, un tovagliolo del 72%, una sciarpa di lino del 60% e una di seta del 55%. La combinazione di cotone e seta, per una mascherina a 2 o meglio 3 strati, è quel che suggerisce oggi un articolo sulla rivista Acs Nano. Il cotone funge da barriera fisica contro le goccioline, mentre la seta o il poliestere offrirebbero una protezione elettrostatica. La mascherina va comunque indossata bene. L’errore più comune, spiega D’Ancona, è indossarla al contrario o riutilizzarla. «Quelle chirurgiche sono fragili. Non sono adatte al riuso. Le mascherine di stoffa possono invece essere lavate a 60 gradi, asciugate al sole, disinfettate con la candeggina». Se la mascherina è troppo grande, occorre girare due volte l’elastico dietro all’orecchio: «Fra il tessuto e il viso non dovrebbe passare un dito».