Da dove viene (e dove va) la marijuana

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-20

Lo studio di un professore di geografia sui percorsi storici della cannabis. E cosa succede quando si legalizza: il caso del Colorado e la War on Drugs degli Stati Uniti

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Agata Blaszczak-Boxe su Livescience ha parlato qualche tempo fa uno studio di Barney Wark, professore di geografia all’università del Kansas a Lawrence, che spiega come l’uso della cannabis, originatosi migliaia di anni fa in Asia, si sia poi diffuso nel resto del mondo. «All’inizio veniva usato per scopi medicali», racconta Warf, «i vichingi ad esempio lo utilizzavano come terapia del dolore durante il parto e per il mal di denti». La sua illegalità invece è un’anomalia storica molto recente.
 
DA DOVE VIENE LA MARIJUANA
Warf comincia la sua illustrazione spiegando la differenza tra le due sottospecie della famiglia della pianta di cannabis: la Cannabis sativa, conosciuta come marijuana e con proprietà psicoattive, e la Cannabis Sativa L. che è invece nota come canapa e viene utilizzata per produrre olio e carburante. Una terza specie psicoattiva è la rarissima cannabis ruderalis, identificata da Lamark. Le piante di marijuana inizialmente erano appannaggio delle regioni dell’Asia centrale che oggi appartengono alla Mongolia e alla Siberia Meridionale; la prima prova del consumo, secondo il professore, risalirebbe a dodicimila anni fa. Semi di cannabis sono stati trovati anche in alcune tombe siberiane risalenti a tremila anni prima di Cristo, così come in tumuli della nobiltà dello Xinkiang in Cina,  2500 anni prima di Cristo. L’utilizzo come medicinale risale a quattromila anni prima di Cristo: veniva usata come anestetico durante gli interventi chirurgici, e a quanto pare era il passatempo prediletto dell’imperatore cinese Shen Nung (2737 AC). Dalla Cina i contadini hanno portato la marijuana in Corea, anche se l'”invasione” ufficiale arriva con gli Ariani. In India veniva celebrata come una delle cinque erbe che ci liberano dall’ansia in un poema vedico.

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La mappa mondiale della diffusione della marijuana (Credit: Barney Warf, Università del Kansas)

DALL’ASIA ALL’EUROPA
La Cannabis è apparsa in Medio Oriente tra 2000 e 1400 AC, utilizzata dagli Sciti che furono i primi trafficanti della storia, visto che trasportavano la droga nel sud-est della Russia e dell’Ucraina. Da lì il passo verso la Germania e la Gran Bretagna nel corso del quinto secolo avanti Cristo. Semi di cannabis vennero trovati anche nelle navi vichinghe, scrive ancora Warf. La marijuana è arrivata negli Stati Uniti all’inizio del ventesimo secolo attraverso il Messico, insieme agli immigrati in fuga dalla rivoluzione del 1910. I primi pregiudizi nei confronti della marijuana erano quelli che veniva mutuati dai suoi consumatori: i messicani erano spesso accusati di reati contro il patrimonio, atti immorali e altre illegalità. L’impianto di marijuana e la sua coltivazione sono state messe fuorilegge per la prima volta nello Utah (1915); nel 1931 la cannabis era illegale in 29 stati. Del 1937 è invece il Marijuana Tax Act, che criminalizzava il possesso della pianta in tutto il paese. Anche oggi è classificata nella tabella I delle sostanze psicotrope, insieme a eroina e LSD.
 
E OGGI?
Un grafico sul sito Deamuseum (di cui abbiamo parlato qui) ci racconta che la marijuana è stata ed è attualmente al centro di una grande rete di commercio globale. Insieme a quelli dell’hashish, che viene estratto dalla pianta della marijuana, i suoi flussi coinvolgono tutto il mondo, dall’America Latina all’Africa in primo luogo, e in Nordamerica poi. Il sito americano spiega che la maggior parte della cannabis che arriva negli Usa arriva di contrabbando dal Messico e dal Canada; altri paesi produttori che approcciano al consumatore Stati Uniti sono la Colombia, la Giamaica, il Kazakistan, la Thailandia.
marijuana produzione distribuzione
Per quanto riguarda la produzione interna, invece, la maggior parte in Usa avviene su terreni pubblici, dei quali i coltivatori vanno a pescare in aree remote. Più di tre milioni di piante di marijuana sono stati trovate e distrutte dalle guardie forestali. La produzione outdoor di marijuana in Usa:
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 COSA SUCCEDE QUANDO SI LEGALIZZA LA MARIJUANA
Il primo gennaio 2014 in seguito ad un referendum il Colorado è stato il primo stato degli USA a legalizzare il commercio della marijuana a fini non terapeutici. In realtà la marijuana era già legale in Colorado dal dicembre 2012 quando l’emendamento 64 aveva stabilito la liceità del possesso e dell’uso della maria (fino ad un’oncia ovvero 28 grammi circa) per tutti coloro al di sopra dei 21 anni (l’età in cui negli USA si diventa maggiorenni). Quello che è successo il primo gennaio di quest’anno è che il Stato del Colorado ha deciso che l’erba può essere venduta da appositi esercizi commerciali e che chiunque al di sopra dei 21 anni può legalmente acquistarne. In Colorado, inoltre, è consentita a ciascuno la coltivazione domestica della marijuana fino ad un massimo di sei piante. Ci sono ovviamente delle regole che ne limitano il consumo, ad esempio è vietato fumare in pubblico, all’interno degli esercizi commerciali dove viene acquistata (non ci sono coffe shop come ad Amsterdam) e consumare marijuana in un parco naturale dello Stato è punibile con 6 mesi di reclusione e una multa fino a 5.000 dollari. In definitiva il consumo della sostanza è consentito solo all’interno del proprio domicilio o, più in generale, nelle abitazioni private se il padrone di casa acconsente. La liberalizzazione del commercio della marijuana ha già creato, compreso l’indotto, 10.000 nuovi posti di lavoro. Inoltre lo Stato del Colorado ha stabilito che i primi 40 milioni di dollari generati dalla tassazione sulla vendita dovranno andare a finanziare la costruzione di nuovi istituti scolastici. È previsto inoltre di usare parte degli introiti per regolamentare il mercato e promuovere campagne d’informazione sulla marijuana. Questi processi di legalizzazione possono porre fine alla War on Drugs, la guerra alle droghe iniziata dal Presidente Richard Nixon nel 1970 e che è costata negli ultimi 40 anni la cifra impressionante di un triliardo di dollari e migliaia di vite umane senza ottenere alcun successo realmente tangibile? Se non altro quanto sta accadendo in Colorado (ma anche in  il momento propizio per gli Stati Uniti per iniziare una riflessione su come riformare la lotta alla droga che attualmente costa 51 miliardi di dollari l’anno senza contare la perdita degli introiti di un’eventuale tassazione che alcuni ricercatori dell’ultra liberista Cato Institute stimano poter arrivare fino a 46 miliardi di dollari. Destinare una parte maggiore del budget dedicato alla guerra alla droga alle attività di prevenzione, di educazione e di riabilitazione per coloro che hanno sviluppato una dipendenza probabilmente potrebbe avere un impatto maggiore e duraturo. Alcune schede di Vox mostrano chiaramente come la guerra alla droga sia sostanzialmente un fallimento totale su tutti i fronti.

 
Foto copertina da Wikipedia

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