La denuncia di Tria: un nome e un cognome per la talpa della lettera farlocca

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-05

Qualcuno al ministero dell’Economia ha trasformato quella bozza (che doveva rimanere nei cassetti) in un file pdf, sul quale è rimasto il nome di chi ha fatto questa operazione

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Ci sono un nome e un cognome nella denuncia di Giovanni Tria sulla lettera farlocca di risposta all’Unione Europea circolata a Palazzo Chigi.  Qualcuno, scrive oggi il Fatto, al ministero dell’Economia ha trasformato quella bozza (che doveva rimanere nei cassetti) in un file pdf, sul quale è rimasto il nome di chi ha fatto questa operazione. Chi può essere stato così scemo da fare una cosa del genere?

Adesso la Procura – che intanto indaga per rivelazione di segreto d’ufficio- identificherà la persona e da lì si cercherà di ricostruire la vicenda. Chi ha chiesto di trasformare la bozza in un file Pdf? Poi questo file è stato passato a qualcuno? A chi? Insomma l’obiettivo è cercare di ricostruire man mano quel che è avvenuto venerdì 31 maggio.

laura castelli

Il quotidiano spiega che ci sono due indiziati principali:

Il punto è che oltre al Tesoro, la bozza della lettera poteva essere arrivata solo a Palazzo Chigi. Dal Movimento infatti sostengono che è proprio nella sede del governo che ne è stata presa visione. Alla 19.06 sempre di venerdì comunque interviene proprio Palazzo Chigi, che ha appena ricevuto la lettera definitiva e conferma la versione di Tria: i contenuti non sono quelli divulgati. Ma venerdì è stata una giornata lunga.

Alle 22.22 infatti, mentre la caccia alla talpa è incorso, la viceministra Laura Castelli rilascia una nota alle agenzie dicendosi “sorpresa che Tria smentisca i contenuti: nel pomeriggio anche io ho visto una bozza della lettera che girava con quei contenuti e quel passaggio sul taglio al welfare c’e ra ”. Proprio su questo tornerà Tria domenica: “Se Castelli aveva quel testo, non lo doveva avere”, ha detto al Corriere .

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