Perché Laura Castelli aveva la lettera farlocca di Tria?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-02

I leghisti all’attacco contro la viceministra che secondo loro ha fatto la spia dando la bozza ai giornali. Il tutto fa parte di un barbatrucco di misero livello per nascondere qualcosa. Ecco cosa

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Nel Grande Reality del Cambiamento la domanda è una: chi è la talpa? Ovvero, chi è il cattivone che ha girato ai giornalisti la lettera del governo all’Unione Europea con cui l’esecutivo risponde “Venerdì!” alla domanda della Commissione: “Che ora è?“.

Perché Laura Castelli aveva la lettera farlocca di Tria?

Il momento è talmente grave che il ministro dell’Economiahahahah Giovanni Tria sceglie la via istituzionale dell’intervista a Federico Fubini sul Corriere della Sera per attaccare, senza accusarla esplicitamente, la viceministra Laura Castelli, a cui in effetti non voleva dare le deleghe (così come a Garavaglia, del resto):

Ha un sospetto su chi e perché lo abbia passato alla stampa?
«Non ne ho idea, ma è un fatto molto grave. Posso dire che fin da ieri pomeriggio (venerdì per chi legge, ndr) abbiamo depositato una denuncia alla Procura della Repubblica e avviato un’indagine interna al ministero. Cercheremo di vederci più chiaro».

In realtà qui l’unica cosa grave (ma non seria) è che si stia discutendo della stampa per non discutere del contenuto della lettera, che invece è ampiamente sintetizzabile nel “Le faremo sapere” che ha fornito il governo a Bruxelles senza spiegare nulla nel merito del deficit e del debito né indicare in che modo l’esecutivo italiano intende riparare la situazione. Cosa che porterà all’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia sulla quale si potranno innestare un buon numero di lamentele sovraniste corredate di promesse di Apocalisse in Fa minore. Ma andiamo all’accusa:

Laura Castelli, il suo viceministro espresso dai 5 Stelle, nella serata di venerdì si è detta sorpresa che lei stesso abbia smentito la validità del testo uscito poche ore prima perché — ha aggiusto Castelli— «anch’io avevo visto quella bozza con i tagli al welfare». Lo considera un attacco politico?
«Se Castelli aveva quel testo, non lo doveva avere. Quello era un documento riservato,una bozza di lavoro con i miei appunti annotati amano in cui osservavo nei vari passaggi “questo sì”, “questo no”. La corretta linea istituzionale vuole che prima di tutto un testo consolidato vada al presidente del Consiglio e poi al resto del governo».

La bozza, il taglio e quella spiona di Castelli

È lo stesso Corriere a farci sapere che Laura Castelli si è tradita, perché venerdì, quando è cominciata la sceneggiata, ha rilasciato una dichiarazione alla stampa molto precisa: :«Nel pomeriggio anche io ho visto una bozza che girava con quei contenuti e purtroppo quel passaggio sul taglio c’era».  Del resto, osservano ambienti del Carroccio, “solo qualche giorno fa Luigi Carbone, capo di gabinetto di Tria, il direttore generale del Mef, Alessandro Rivera, e il neo Ragioniere dello Stato, Biagio Mazzotta, erano andati proprio a Palazzo Chigi per un incontro con il premier Conte che aveva avuto per oggetto anche la lettera da mandare a Bruxelles”. Funzionari del MEF che si presentano a incontri per una lettera del MEF, circostanza sospetta, che ne pensi Watson?

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Il tetto del deficit/pil e lo sforamento (Corriere della Sera, 2 giugno 2019)

Dovrebbe essere chiaro, insomma, che stiamo parlando di niente. O meglio, che stiamo parlando delle talpe che hanno dato una notizia vera alle agenzie di stampa senza comprendere che, Castelli o meno, da una parte c’è una strategia del MoVimento 5 Stelle che prevede oggi di mettersi all’opposizione del suo stesso governo dopo aver dato tutto il potere alla Lega – e la scelta di polemizzare sulla lettera fa parte della strategia.

Dall’altra parte c’è un ministro dell’Economia che non ci ha ancora spiegato se erano giuste le sue previsioni sul PIL o piuttosto avevano ragione tutti gli organismi internazionali che lo stimavano più basso. E se per caso la circostanza della sovrastima del PIL c’entrasse qualcosa con i suoi conti sul deficit/PIL (sì, c’entrava). E soprattutto se alla fine si è reso conto che aveva clamorosamente torto, o meglio, ha sbagliato per ragioni politiche. Il che è molto più grave di qualunque lettera data ai giornali.

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