Lattoferrina: la storia della proteina che “blocca” COVID-19

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-29

Su Facebook e su Twitter sta facendo furore un video tratto da un servizio del Tg3 Lazio in cui si parla della lattoferrina, presentata come “una barriera naturale, un aiuto al nostro sistema immunitario che potrebbe essere un’arma in più per combattere il nuovo Coronavirus” SARS-COV-2 e COVID-19. Cosa c’è di vero?

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Su Facebook e su Twitter sta facendo furore un video tratto da un servizio del Tg3 Lazio in cui si parla della lattoferrina, presentata come “una barriera naturale, un aiuto al nostro sistema immunitario che potrebbe essere un’arma in più per combattere il nuovo Coronavirus” SARS-COV-2 e COVID-19. Si tratta di affermazioni senza una solida base scientifica. Il servizio del Tg3 è stato presentato su pagine come Orgoglio Italiano con chiari intenti di polemica nei confronti del vaccino (nella presentazione si scrive “Integratore alimentare blocca il Covid-19: scoperta italiana – che scusa inventeranno adesso per vaccinare tutti?”). Nel servizio del Tg3 parla Elena Campione, ricercatrice di dermatologia a Tor Vergata, che spiega: “Un dato su tutti era evidente nella pandemia: i bambini non si ammalavano o avevano sintomi lievi. La lattoferrina è una proteina con proprietà antivirali. Abbiamo deciso di trattare i pazienti Covid positivi all’esordio della malattia e i pazienti antisomatici. Incredibilmente, dopo dieci giorni dalla terapia, osservavamo la scomparsa dei sintomi e poi ottenevamo la negativizzazione del tampone”.

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Nel servizio parla poi Piera Valenti, professoressa di Microbiologia della Sapienza, la quale afferma che “i risultati ottenuti dimostrano che la lattoferrina blocca le fasi precoci e, a detta di colleghi dell’università del Michigan, blocca anche quando la cellula è già infetta”. La Valenti aggiunge che la lattoferrina è commercializzata come integratore alimentare ma vanno evitati i prodotti in cui è addizionata ad altre sostanze. Nella chiusura del servizio Campione dice che si può pensare di utilizzare la lattoferrina anche in fase di prevenzione del virus. Un lancio dell’AdnKronos salute che discute della lattoferrina e dello studio è tuttavia meno entusiasta:

“Con questo studio volevamo osservare se i tempi di guarigione nei pazienti infetti si accorciavano grazie alla somministrazione della proteina”, spiega uno degli autori del lavoro, Stefano Di Girolamo, responsabile dell’unità di Otorinolaringoiatria del Policlinico Tor Vergata Centro Covid 4 Roma, docente di Otorinolaringoiatria dell’università di Tor Vergata. La sperimentazione partita a maggio è tuttora in corso ed ha coinvolto fino ad oggi quasi 50 pazienti positivi, in gran parte medici e infermieri, che hanno visto scomparire i sintomi dopo dieci giorni e sono risultati negativi dopo altri dieci.

La ricerca è nata dalla osservazione del basso numero di bambini e lattanti contagiati dal virus e dall’ipotesi che la ragione sia l’assunzione di lattoferrina attraverso l’alimentazione. “Non essendo un farmaco ma un nutraceutico – aggiunge il professor Di Girolamo – la lattoferrina non ha controindicazioni. È una sostanza che facilita l’azione immunologica, da sola non può sconfiggere il virus ma è capace di rendergli l’ambiente meno ospitale. Dal punto di vista clinico i risultati finora sono molto incoraggianti ma abbiamo bisogno di continuare per avere dei dati statistici ed evidenze ulteriori. Scopo del nostro lavoro sarà verificare inoltre la funzione preventiva della proteina nel resto della popolazione, in particolare nei soggetti che sono venuti in contatto con pazienti infetti”.

L’intervento è invece stato pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences, una rivista open access border line, e si trova a questo link su MDPI. Sulle problematiche relative alla qualità della rivista (che aveva comunque un impact factor di 4.183 nel 2018 – quello di Nature, ad esempio, è 42778), Sciencemag nel 2018 ha raccontato che 10 senior editor della rivista open access Nutrients si sono dimessi il mese precedente, sostenendo che l’editore, il Multidisciplinary Digital Publishing Institute (MDPI), li abbia spinti ad accettare manoscritti di qualità e importanza mediocri.

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Nell’abstract si afferma che la lattoferrina “potrebbe contrastare l’infezione e l’infiammazione del coronavirus, agendo come barriera naturale della mucosa sia respiratoria che intestinale, oppure agendo come barriera naturale della mucosa sia respiratoria che intestinale o ripristinando i disturbi del ferro legati alla colonizzazione virale, oppure ancora agendo come barriera naturale della mucosa sia respiratoria che intestinale o ripristinando i disturbi del ferro legati alla colonizzazione virale. Ma chi firma dice che propone di progettare uno studio clinico. Nelle conclusioni i ricercatori affermano di ritenere che sia necessario uno studio clinico (che infatti non è ancora concluso) e dicono che la lattoferrina “potrebbe essere usato in pazienti asintomatici o lievemente sintomatici per prevenire il peggioramento della SARS-CoV2”. Per adesso non c’è alcuna cura miracolosa contro COVID-19. La ricerca sui pazienti non è stata ancora pubblicata nemmeno in pre-print (non è disponibile in alcun modo e non è ancora stata verificata da altri scienziati) e quindi nel comunicato e nel servizio si parla di dati preliminari ancora non verificati. Anche stavolta, come le altre volte, purtroppo.

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