L'apertura di Renzi a MDP

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-11-13

Il segretario del Partito Democratico annuncia che non metterà veti a SI, MDP e Possibile, chiama con sé i radicali e Campo Progressista, ma vuole anche Alfano. Sarà come una grande chiesa, da Nicola Fratoianni a Madre Teresa. Ci sarà persino Fassino

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«Da parte nostra c’è il senso della responsabilità. Non metteremo veti né a SI, né a MDP, né a Possibile. Non daremo sponde a chi vuole rompere”. E poi, per essere ancora più chiaro: «È cruciale coinvolgere i moderati perché non siano risucchiati da Berlusconi. Così come è cruciale coinvolgere i radicali e l’ala più a sinistra come Campo Progressista»: Matteo Renzi si è fatto due conti e ha capito che non gli conviene rivestire i panni di colui che rompe l’alleanza a sinistra. E così specifica che non ci sono veti con MPD, a patto però che gli altri accettino la presenza di Alfano nella coalizione di sinistra così come quella dei radicali di Magi e Della Vedova, che si chiameranno Forza Europa.

L’apertura di Renzi a MDP

Quello di oggi è stato per Renzi il giorno degli annunci. Il segretario del PD ha chiesto a Piero Fassino di essere accanto a lui durante la campagna elettorale, con un ruolo che non ha voluto precisare: «Mi hanno accusato di perseguire la filosofia del’uomo solo al comando. Ma io invito tutti a dare una mano, nessuno escluso. Chiedo a tutti di essere aiutato in questo percorso. Per il mondo della sinistra voglio chiedere a Piero Fassino di darmi una grande mano vista la sua esperienza di segretario dei Ds».


Renzi ha poi fatto sapere che ha chiesto a Paolo Siani, il pediatra amico di Giancarlo, se vuole candidarsi con il Partito Democratico. E ha chiesto di smetterla di parlare sempre dei problemi interni al Partito Democratico: “Ogni volta che lo facciamo perdiamo consenso e i sondaggi calano”. “Finché – ha aggiunto – abbiamo parlato di vaccini, tasse, innovazione, siamo cresciuti, anche nel periodo della scissione. Quando invece ci guardiamo all’interno si determina un impoverimento della proposta politica del Pd e quindi del Paese”.

Ma la sinistra non ci sta

La prima risposta ufficiale è di Francesco Laforgia, capogruppo alla Camera dei bersaniani: “Se noi proponessimo ai nostri elettori una coalizione di centrosinistra senza discontinuità sulle politiche, dal Jobs Act che sulla buona scuola, i nostri elettori semplicemente non ci seguirebbero. Dobbiamo portare al voto milioni di persone di sinistra che sono rimaste a casa in questi anni e dobbiamo farlo parlando innanzitutto del Paese, le alleanze verranno dopo”.

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