Fatti
La pista del ricatto nel caso Morisi
neXtQuotidiano 01/10/2021
Non impossibile l’ipotesi di ricatto ai danni di Morisi, lo spin doctor della Lega potrebbe essersi rifiutato di pagare altri soldi agli escort
Si arricchisce di dettagli l’indagine su Luca Morisi, ex capo della comunicazione leghista finito al centro della cronaca per la presunta cessione di droga: al vaglio degli investigatori anche l’ipotesi di un ricatto. La vicenda comincia ad assumere contorni più chiari ma lo sviluppo dei fatti sono ancora tutti da chiarire.
Una cosa è clamorosamente non chiara, nel caso Morisi: se il ragazzo rumeno è, come si definisce, un professionista che si prostituiva, mi domando se si sia mai visto un professionista della prostituzione (non è chiaro se anche della droga) che chiama lui i carabinieri
— jacopo iacoboni (@jacopo_iacoboni) September 30, 2021
L’ultima possibilità è quella che i due escort, Alexander e Petr, rumeni noti nel giro della prostituzione di alto borgo, fossero soliti minacciare il loro committente. L’ipotesi di ricatto finito male non è inverosimile, secondo Repubblica i due sarebbero infatti noti perché “a un certo punto delle serate chiedono più soldi di quelli pattuiti, e se ti rifiuti ti minacciano di chiamare la polizia, o comunque di rovinarti pubblicamente”
La pista del ricatto nel caso Morisi
I ragazzi sarebbero partiti da Milano destinazione Belfiore nel veronese. Gli escort hanno detto di aver pattuito con Morisi quattromila euro di compenso per la giornata: 2500 prima e 1500 dopo. Nel racconto rilasciato sulle colonne de La Repubblica ieri, Petr racconta che Morisi avrebbe provato a non pagare la seconda tranche dicendo di avere dei problemi con la carta di credito. Versione riconfermata anche da Alexander, il secondo dei due escort.
La mancata transazione però riscalda gli animi, soprattutto alla luce del fatto che i tre protagonisti della vicenda risultavano ampiamente sotto effetto di cocaina e forse anche di Ghb, quella comunemente nota come la droga dello stupro. “Ci hanno fatto un furto, ci hanno fatto un furto”, grida Petr al telefono con i carabinieri. Pochi minuti dopo una seconda telefonata al 112, in cui ribadisce il furto e aggiunge di sentirsi male. Al momento dell’arrivo dei Carabinieri, si legge nel verbale della serata, uno dei due ragazzi rumeni estrae dall’auto una “bottiglietta di vetro da succo di frutta – viene spiegato nelle carte – quasi piena, da 125 millilitri contenente del liquido trasparente”. Quella che doveva essere la Ghb.