La risposta infastidita di Jovanotti alle accuse di lavoro nero e agli “econazisti” | VIDEO

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-08-05

Il cantante ha replicato alle accuse durante una diretta su Instagram

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La sequela di polemiche che ha coinvolto il Jova Beach Party non accenna a placarsi. Prima erano stati gli ambientalisti a prendersela col superconcertone in riva al mare, adesso, invece, ad impensierire Jovanotti sono alcuni controlli sul lavoro nero compiuti lo scorso 3 agosto, quando l’ispettorato territoriale del lavoro di Ascoli Piceno e i carabinieri del Nil hanno compiuto un’ispezione nel cantiere del palco e in tutta la zona del Lido di Fermo che ospiterà l’evento.

In un primo momento, alcune fonti stampa avevano diffuso la notizia dell’individuazione di 17 lavoratori in nero, sia italiani sia stranieri. Ma l’agenzia Trident, che organizza il tour di Jovanotti, aveva subito smentito tale circostanza con una nota: “Nel corso delle abituali ispezioni in data di ieri sono state notificate della inadempienze formali a tre aziende. Le suddette formalizzando in data odierna i dati mancanti, hanno ricevuto oggi la notifica di revoca del provvedimento di sospensione e oggi le aziende e i 17 lavoratori hanno pertanto proseguito la loro attività, attualmente ancora in corso”. Il cantante ha replicato alle accuse durante una diretta su Instagram, in cui è apparso visibilmente infastidito.

 

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Jovanotti contro gli “econazisti” e le accuse di lavoro nero

Quel che è certo, è che Jovanotti sarà sul palco domani e dopodomani, atteso da un pubblico di 30mila spettatori. Il cantante, nel frattempo, non è rimasto in silenzio di fronte alla pioggia di critiche che gli è piovuta addosso negli ultimi giorni. Durante una diretta su Instagram dal backstage del Lido di Fermo ha detto: “Per me il lavoro è una cosa molto seria, non è fuffa. La notizia mi ha allarmato, non preoccupato. Lavoro con Trident e con Maurizio Salvadori dal 1988, abbiamo fatto tournée di tutti i tipi e non c’è mai stata una contestazione sul piano delle leggi del lavoro. Siamo nell’occhio del ciclone, il Jova Beach Party è organizzato in piccole località e spesso questo mette in moto un livore e microvendette politiche nella zona, quindi ho pensato fosse l’ennesimo caso”.

Dopodiché, il cantante ha lasciato la parola a Maurizio Salvadori, che ha spiegato: “Abbiamo avuto un controllo molto approfondito, Trident collabora nella costruzione del Jova Beach Party con 20 società, che offrono servizi, tra cui quello di facchinaggio, che è molto difficile da trovare. Per trovare i 700 facchini che ci servono dobbiamo farli arrivare con dei pullman da lontano, e ci sono 7/8 società a farlo, società che conosciamo bene, è impensabile che facciano lavorare in nero. Questa è un’accusa pesante, non esiste lavoro nero al Jova Beach. Possono esserci delle effrazioni formali nell’ambito di 700 persone, come quando ci hanno fatto 1400 euro di multa perché non avevamo perfettamente transennato l’area del cantiere, ma questa è l’unica contestazione”.

Poi, Salvadori ha precisato: “I lavoratori in nero non avevano fatto la comunicazione, tre società non l’avevano fatta. Nel giro di 12 ore, però, le tre società sono risultate a norma e stanno lavorando nel cantiere, così come i 17 lavoratori ‘in nero’. Non c’è lavoro nero”. Tutto rientrato, sembrerebbe.

Infine, dopo aver accusato la stampa di “killeraggio mediatico”, Jovanotti, visibilmente infastidito, è tornato sulle polemiche degli ambientalisti e ha concluso: “Gli econazisti continuano ad attrarre l’attenzione con la nostra forza. Sia chiaro a tutti: il Jova Beach non mette in pericolo nessun ecosistema, anzi ripuliamo le spiagge e le portiamo ad un livello migliore di come le abbiamo trovate. Non è greenwashing, oltretutto io odio gli hashtag…. sapete dove metterveli gli hashtag. È un lavoro fatto bene e se non ci credete non sparate fuffa, venite a verificare. Il mio pubblico è fantastico con una coscienza alta rispetto all’ambiente”.

 

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