L’invidia sana per padre Sorge

di Mauro Leonardi

Pubblicato il 2020-11-03

Morire il giorno 2 novembre, quello che la Chiesa cattolica dedica alla preghiera per i defunti, conferisce al passaggio “a miglior vita” una particolare solennità: come se su quell’esistenza si accendessero dei riflettori. È quanto accaduto a Padre Bartolomeo Sorge che si è spento proprio il 2 novembre 2020, all’età di 91 anni, lasciando dietro …

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Morire il giorno 2 novembre, quello che la Chiesa cattolica dedica alla preghiera per i defunti, conferisce al passaggio “a miglior vita” una particolare solennità: come se su quell’esistenza si accendessero dei riflettori. È quanto accaduto a Padre Bartolomeo Sorge che si è spento proprio il 2 novembre 2020, all’età di 91 anni, lasciando dietro di sé una scia feconda.

Diresse Civiltà Cattolica, l’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe -all’origine di tante iniziative decisive tra cui la nascita del movimento La Rete di Leoluca Orlando -, diresse poi il Centro San Fedele di Milano, la rivista Popoli ed Aggiornamenti Sociali.
Mi colpisce che avesse un’account twitter molto attivo, segno di una straordinaria sensibilità per i tempi che cambiano. L’ultimo tweet è di pochi giorni fa e riguarda lo tsunami creato dal documentario “Francesco”. Al di là del contenuto, rivela l’identità di un uomo il cui pensiero non è mai stato frutto di una ricerca fatta solo a tavolino ma l’inizio di un vero e proprio cammino sociale: un vero intellettuale che si preoccupa che le sue riflessioni divengano anche azioni che cambiano il mondo. Dopo aver affrontato la crisi della politica che perde l’anima, l’involuzione dei partiti e aver rischiato la vita con il suo lottare contro la mafia, a 91 anni, Sorge guardava avanti ponendosi senza paure la questione della presenza degli ideali cristiani nella società multietnica,  multireligiosa  e multiculturale.

Ho imparato ad ammirare Padre Bartolomeo Sorge da mio padre, abbonato ad Aggiornamenti Sociale, e persona umile che vedeva in quel gesuita una guida capace di accendere riflessioni nuove, provocazioni in grado di innescare processi di cambiamento verso il meglio.

In un’intervista che gli rivolsi qualche mese fa, don Julián Carrón, attuale Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, mi diceva provocatoriamente che “il cristianesimo cresce per invidia”. E io, nel riconsiderare come ho appena fatto i notissimi tratti della vita di Padre Bartolomeo Sorge, sento nascere dentro di me un’invidia sana, un’invidia che mi pungola e mi spinge ad essere un sacerdote migliore. Che significa un prete capace di essere coinvolto – rimanendo nel proprio ruolo sacerdotale – in tutte le vicende che battono nel cuore dell’uomo, in tutti i dolori e in tutte le speranze. La “puzza delle pecore” di bergogliana memoria non riguarda solo le papille dell’olfatto ma anche i neuroni del cervello e i globuli rossi del cuore: riguarda tutto l’uomo che si lascia impastare dalle vicende del proprio tempo. Non significa fare le stesse cose di Sorge, ovvero dirigere riviste o animare iniziative politiche, ma significa, come Gesù con i discepoli di Emmaus, percorrere le stesse strade che calpestano i piedi degli uomini propri fratelli. Avere le stesse ansie, sentire le medesime preoccupazioni, aprire orizzonti di speranza che a volte noi uomini, se perdiamo Dio, rischiamo di non vedere.

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