La gentaglia che mette alla gogna le vittime di Valentino Talluto

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-10-30

Tutti sono d’accordo: l’untore dell’AIDS è un criminale. Ma quelle sgualdrine delle vittime non devono lamentarsi: se la sono cercata e per evitare di farsi contagiare potevano “chiudere le gambe” invece che venire a frignare ora. Se a qualcuno ricorda il trattamento ricevuto da altre donne in questi tempi non si sta sbagliando

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Ci sono due modi con cui il tribunale popolare dell’Internet sta affrontando la vicenda di Valentino Talluto, l’uomo condannato a 24 anni di carcere per aver contagiato volontariamente 30 donne con l’HIV. Il primo è quello di lamentarsi della giustizia italiana. Ventiquattro anni sono tanti, sono pochi sono il giusto? C’è chi fa il conteggio e dice che avrebbero dovuto dare 24 anni per ogni vittima. Altri invece sono per metodi più spicci e propongono torture medievali. Oppure confidano nella “giustizia carceraria” ovvero nel fantomatico codice d’onore dei carcerati.

Quelli che le vittime “se la sono cercata”

Ma c’è un altro aspetto, diretta conseguenza del modo di guardare alla donna della nostra società. Molti utenti – uomini e donne – se la prendono con le vittime. Non solo con l’attuale fidanzata di Talluto, che continua a difenderlo ma pure con tutte le altre, quelle che dopo aver scoperto di aver contratto la malattia hanno deciso di denunciarlo. Perché evidentemente è colpa loro: non vai con uno sconosciuto per poi lamentarti e piangere se prendi l’AIDS. Se a qualcuno è venuto in mente chi nei giorni scorsi diceva che Asia Argento in questi giorni sta “frignando” dopo aver denunciato le violenze di Weinstein non si sbaglia. È lo stesso modo di pensare.
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Perché una donna alla fine non può mai essere solo una vittima. In fondo si è concessa, anzi: ha aperto le gambe. Come se il gesto fosse non solo un’accettazione dell’altro ma anche l’esplicitazione di un consenso a farsi contagiare. Cosa che ovviamente non si discosta poi molto da quelli che quando una ragazza viene violentata si chiedono subito “ma com’era vestita”?

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“Basta un sonoro NO” (cit.)

Il fatto che il consenso – perché nel caso di Talluto i rapporti erano consensuali – ad un rapporto sessuale non sia un consenso a farsi distruggere la vita evidentemente non sembra essere compreso. Perché probabilmente ci sono uomini e donne che pensano che una volta “aperte le gambe” il partner possa accampare qualsiasi diritto sul corpo altrui. Non è così: si acconsente ad avere un rapporto sessuale, una relazione, non ad essere manipolate, contagiate o uccise.
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Ecco quindi che lui, non avendole violentate, è “uno stronzo” mentre le vittime sono delle stupide che “per fare le zoccole hanno condannato un bambino e più di qualcuna ha infettato il marito”. Anzi, hanno anche loro una parte della responsabilità. Insomma la punizione di Talluto forse non è commisurata al male commesso.
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Le zoccole invece, le sgualdrine hanno ricevuto la giusta punizione. Eccolo qui lo slut shaming: l’onta della sgualdrina. In mancanza della lettera scarlatta cosa c’è di meglio di un test HIV positivo?

Talluto è “brutto” quindi le donne che sono andate con lui sono delle disperate

C’è anche un altro problema: Talluto non è certo un Adone. Non è nemmeno il Gobbo di Notre Dame ma al solito: de gustibus non est disputandum. Anche perché se nel Mondo gli unici a poter conquistare una donna fossero solo i tronisti e gli attori di Hollywood il 90% della popolazione maschile sarebbe condannata al celibato a vita. Il punto è che Talluto ha conquistato le sue vittime non con la sua bellezza ma in altro modo. E non c’è dubbio che le abbia manipolate al punto da spingerle a fidarsi di lui.
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Il fatto è che per le vittime Talluto non era uno sconosciuto: non era una persona incontrata cinque minuti prima al bar. Anche perché lui, come tutti i predatori sessuali sceglieva le donne più fragili ed indifese.
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E non significa affatto che queste donne – che il popolo dell’Internet definisce “disperate” – fossero brutte. Ci sono molte donne e ragazze bellissime che si sentono insicure, vuoi perché gli uomini le considerano solo per il loro aspetto fisico, vuoi perché non si considerano abbastanza belle. Non sapendo quasi nulla sulle vittime di Talluto non possiamo dire nulla a loro riguardo. O meglio possiamo dire che hanno avuto molto coraggio.
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E molto dovranno averne in questi giorni, perché Talluto era uno che frequentava le sue vittime: questo vuol dire che anche gli amici di quelle donne lo hanno conosciuto e che ora sanno che la loro amica potrebbe avere l’HIV. E non tutte possono cambiare città per nascondersi dal giudizio della gente.

Per Aldo Cazzullo è tutta colpa della Rete

La retorica del “se la sono cercata” si è fatta strada anche tra le lettere delle lettrici del Corriere della Sera. Una lettrice ha scritto a Cazzullo che le vittime – non usa nemmeno quel termine – hanno peccato di imprudenza e superficialità e che forse (forse!) i giudici ne hanno tenuto conto. Cazzullo risponde che in nessun caso possiamo pensare che quelle donne “il rischio se lo sono cercato” ma riconduce tutto ad un colpevole ben preciso: “l’amore ai tempi della Rete” che è “meccanico, frettoloso, compulsivo, dettato dai ritmi frenetici del Web”.

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Fonte Il Corriere della Sera del 29/10/2017

Quanto si stava meglio infatti quando ci si fidanzava dopo una lunga corrispondenza e senza essersi mai visti? Oppure quando il matrimonio veniva combinato dagli adulti, più responsabili e prudenti? Talluto non era uno che raccoglieva “like” su Internet era un manipolatore seriale e scrivere una cosa del genere – utilizzando lo spauracchio della Rete – significa non aver capito nulla né del caso né di Internet. Siamo a tanto così dal “i pedofili che stuprano i nostri figli col mouse signora mia”.
 

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