Il PD cambia di nuovo idea sulla commissione per le banche

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-12-23

Ieri la proposta di Marcucci, fedelissimo di Renzi. Due giorni fa doveva essere una commissione d’indagine

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Faremo una commissione d’inchiesta. No, una commissione d’indagine. Anzi, una commissione d’inchiesta. Matteo Renzi aveva annunciato una commissione d’inchiesta per le banche risolte l’11 dicembre 2015, nel pieno della bufera per il decreto e i risparmiatori. Sabato scorso il PD aveva cambiato idea. Ad occuparsi della storia non sarebbe stata una commissione d’inchiesta ma una commissione di indagine. Scrive oggi Marco Galluzzo sul Corriere della Sera:

«Una commissione parlamentare d’inchiesta, con gli stessi poteri della magistratura? Forse è proprio quello di cui il sistema italiano non ha bisogno, in questo momento. Meglio una commissione d’indagine o si rischia un cortocircuito istituzionale e anche dei danni all’economia del Paese». […] Fra i senatori dem più in vista, alla fine di un ragionamento, si ascolta una conclusione: «Una commissione d’indagine, se formata con un patto istituzionale fra tutti i partiti, può essere più che sufficiente». Analogo concetto viene espresso nello staff del premier. Che paventa il rischio che la situazione precipiti sospinta da fughe in avanti come quella del vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, che ieri ha fissato, come «obiettivo prioritario», «cacciare Visco da Bankitalia».

Insomma, uno strumento appropriato (la commissione d’inchiesta) era stato indicato dal presidente del Consiglio in una conferenza stampa appena nove giorni fa. Nove giorni dopo il governo e la maggioranza avevano cambiato idea. Passano altri due giorni e il Partito Democratico propone ufficialmente… una commissione d’inchiesta sulle banche.
commissione inchiesta input banche
Scrivono sulla Stampa:

A l tem po stesso Ren z i n o n pu ò m o strarsi ti m i do co n l e opposizioni. S e dicesse no alle richieste di fare piena luce, darebbe l’immagine di colui che nasconde qualcosa. Per cui ieri un suo fedelissimo, il senatore Marcucci, ha formalizzato la proposta di dar vita a una commissione parlamentare d’inchiesta. L’ha sottoscritta un plotone di senatori ma non i l capog ruppo dem ocrati co Zanda. È segno che il Pd non vu o l e dare t ro ppo fiat o al l e trombe. Servirà una legge apposita, che richiederà tempo. L’accertamento durerà a sua volta 12 mesi e procederà a ritroso lungo un arco di 12 anni. Decisiva sarà la scelta di chi presiederà la commissione (se ne occuperanno Grasso e Boldrini). In casi del genere, infatti, il pericolo è doppio: che tutto finisca in chiacchiere, ovve- ro che la commissione diventi l’arena di un gioco al massacro, con le istituzioni sbertucciate dalla cattiva propaganda. Proprio per questo dai piani altissimi era giunto il sugger ime nt o di punt are su una commissione di indagine anziché di inchiesta, con poteri investigativi minori però sufficienti a raggiungere la verità. Renzi ha deciso diversamente, raccogliendo il guanto di sfida di Forza Italia e dei Cinque Stelle. Si sa, lui è fatto così.

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