Il M5S risponde sugli «attacchi» a Casaleggio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-11

Ruocco, Di Maio e Di Battista partono in difesa dell’azienda del fondatore M5S. Vediamo gli ultimi bilanci depositati e i primi passi di Casaleggio nell’imprenditoria

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Dopo l’articolo della Stampa sui guadagni della Casaleggio Associati e l’idea di «controllare Roma» il MoVimento 5 Stelle risponde con Alessandro Di Battista, Carla Ruocco e Luigi Di Maio, i quali, con un testo concordato, rispondono alle «accuse» contenute nell’articolo scritto da Jacopo Iacoboni. Le note di Ruocco e Di Maio vengono anche rilanciate su Facebook da Beppe Grillo.

Da Gianroberto in questi anni abbiamo avuto un supporto straordinario, tanto straordinario da costare a lui tempo, energie e risorse economiche. In nessun modo la Casaleggio associati ha guadagnato dal M5S, anzi è esattamente il contrario. Il supporto che arriva dal blog è sempre stato gratuito, la Casaleggio Associati ha solamente perso risorse supportando il MoVimento. Chi parla di guadagni milionari non solo non conosce il mondo della pubblicità online, ma non sa leggere i bilanci.
Basta andare alla Camera di Commercio di Milano per leggere il bilancio della Casaleggio Associati. Scoprirà con sua sorpresa come nessuno abbia guadagnato dal M5S. Il Pd concentri le sue energie sui suoi arrestati e indagati, pensi a Delrio chiamato in causa in una lettera di un boss dell’andrangheta, ai ministri che fanno decreti ad hoc per le loro amiche banche, alla Guidi che non consoce la sua riforma e a un premier che piazza il suo amico al controllo dei Servizi Segreti e poi accetta regali da Paesi che finanziano il terrorismo…

I bilanci della Casaleggio Associati

Andiamo con ordine. Dai bilanci della Casaleggio Associati si nota che nel 2013 la società ha raddoppiato il fatturato rispetto al 2012: da 1,3 a 2,1 milioni di euro mentre i profitti sono passati da 68mila a 255mila, per cui è stato staccato un dividendo di 245mila euro per i quattro soci ovvero Gianroberto Casaleggio, Davide Casaleggio, Luca Eleuteri e Mario Bucchich. Fonte principale dei ricavi del gruppo, scrive il Giornale, è prima di tutto il blog di Beppe Grillo, di cui la società incassa i profitti pubblicitari. Oltre al sito del leader 5 stelle, la società gestisce anche il portale del Movimento due siti di informazione (Tze Tze e La Fucina), spesso linkati dalle altre pagine gestite dal gruppo. Nel 2014 la Casaleggio ha chiuso il bilancio con una perdita di 152mila euro contro l’utile di 255mila messo a segno l’anno prima; i ricavi ottenuti dalle attività di consulenza strategica e dall’editoria digitale sono scesi del 25%, da oltre 2 milioni di euro a 1,5 milioni (Il Fatto Quotidiano):

La perdita della società è stata coperta utilizzando 4.237 euro di utili portati a nuovo e 147mila euro di riserva straordinaria. Riserva che è stata costituita ad hoc nel corso dell’esercizio. Durante l’anno, poi, i debiti sono saliti da 376mila a 406.545 euro e gli oneri finanziari sono passati da 1 milione a 2,2 milioni di euro. Tra la chiusura del bilancio 2014 e il suo deposito, la Casaleggio associati ha visto poi un riassetto dell’azionariato: in maggio accanto ai Casaleggio, a Eleuteri e a Bucchich (sceso al 5%), nella compagine sono entrati con il 7,5% ciascuno Maurizio Benzi e Marco Maiocchi.
Quest’ultimo, progettista software, è dipendente della Casaleggio associati dal 2006. Benzi, esperto di consulenza web, ha invece lavorato con il cofondatore dell’M5S già ai tempi di Webegg (la società ex Olivetti di cui Casaleggio è stato amministratore delegato fino al 2000) e collabora con Casaleggio associati dal 2004. L’anno successivo ha fondato a Milano il primo Meetup degli amici di Beppe Grillo. Nel 2012, poi, si è candidato alle Parlamentarie del MoVimento nella circoscrizione di Voghera. Non senza polemiche per il rischio di conflitto di interessi. Alle elezioni 2013 era quarto nella lista della circoscrizione Lombardia 3 per la Camera, ma non è stato eletto.

C’è poi da ricordare che sul tema Casaleggio dovrà testimoniare in tribunale nell’ambito della querela che ha proposto nei confronti di Gian Marco Chiocci, direttore del Tempo, e di Giovanni Favia, l’ex grillino poi fuoriuscito; è lo stesso Favia ad aver chiesto la testimonianza del leader del Movimento dopo aver incassato la querela di Casaleggio per un editoriale sul Tempo in cui l’ex 5 Stelle sosteneva che i bilanci della Casaleggio Associati non fossero trasparenti poiché, a suo dire, non era chiaro quanti soldi arrivassero dal blog di Grillo. Il giudice del tribunale di Roma ha accolto la richiesta di Favia e rigettato quella del legale di Casaleggio di non ascoltare Grillo. L’inizio del processo è previsto per il 17 ottobre prossimo.

Pubblicato da Alessandro Di Battista su Giovedì 11 febbraio 2016

Il video di Di Battista

Alessandro Di Battista ha invece pubblicato un video per replicare all’articolo della Stampa:

“Prima che facesse il PASSO DI LATO era Beppe il parafulmine. Se li beccava tutti lui gli attacchi, le diffamazioni, le menzogne quotidiane. Gli sono molto grato, che pazienza! Oggi invece il fango ci toccherà prenderlo un po’ noi e se lo prende Gianroberto. Io sono molto fiero di essere amico di Beppe e di Gianroberto. Ci conosciamo ormai da tre anni, sono persone perbene che ci hanno rimesso una barca di soldi con il M5S. Immaginate Beppe senza aver fondato il Movimento, i cachet che si sarebbe preso, la RAI l’avrebbe invitato, pagato. E anche l’azienda di Gianroberto ci ha rimesso soldi con il M5S. GIANROBERTO FA UN LAVORO DA VOLONTARIO per il M5S, è il primo attivista che mette a disposizione la sua passione, le sue competenze. Nonostante tutto. Sono stati anni difficili per lui sotto vari punti di vista, però continua a metterci l’anima e spero che continuerà a farlo.Leggo il solito giornale degli Agnelli che deve difendere questo sistema. Chissà quanti soldi si è beccata la FIAT e oggi qualcuno lo denuncia e quindi il giornale degli Agnelli deve attaccarci in ogni modo. Scrivono menzogne, falsità su quanto ci si arricchisce con il blog, con i click. Tra l’altro non ne sanno nulla. E poi attaccano la Casaleggio Associati. Basta andare alla Camera di Commercio di Milano per capire quanto quest’azienda abbia guadagnato sul M5S. Ripeto, ci hanno perso con il M5S. E’ normale che ci attacchino. Soprattutto il mondo dell’informazione, megafono di questo potere, di questa dittatura renziana. L’informazione fa il loro gioco perché teme che il M5S possa vincere, possa far chiarezza sui soldi che gli sono arrivati. Possa liberare la RAI, possa anche DISTRUGGERE QUEL RICATTO che c’è tra Presidenza del Consiglio dei Ministri e giornali tramite il gioco del finanziamento pubblico all’editoria, diretto o indiretto. Io ci tengo soltanto a dare un abbraccio a Beppe e Gianroberto per tutto quel che hanno fatto. CAPISCO OGGI SULLA MIA PELLE tutto quel che hanno dovuto affrontare, quanto è duro resistere a un sistema malato, massonico, spesso anche connesso alla mafia, perché questa è diventata la Repubblica italiana, la Repubblica della Trattativa Stato-Mafia.Con coraggio andiamo avanti. Non crediamo alle loro falsità perché se loro difendono questo sistema e ci attaccano così tanto evidentemente siamo sulla strada giusta”.

Un vecchio articolo di Malagutti su L’Espresso racconta invece i tempi del lavoro di Casaleggio alla Telecom:

Benzi, Pittarello (di recente spedito a Roma per catechizzare i deputati grillini), così come i soci Bucchich ed Eleuteri, fanno parte della cerchia ristretta dei fedelissimi di Casaleggio. Lavorano con lui almeno da una dozzina d’anni, dai tempi della Webegg, l’azienda internettiana del gruppo Olivetti-Telecom a lungo (1995-2003) guidata dal futuro cofondatore del Movimento Cinque Stelle. Quella volta andò a finire male. Webegg era destinata allo sbarco in Borsa con tanto di piano milionario di azioni a prezzi di favore (stock option) per i manager, Casaleggio compreso. Tutto rinviato, causa crollo dei mercati per lo scoppio della bolla Internet, nell’aprile 2001.
Pochi mesi dopo Casaleggio venne confermato al suo posto anche da Marco Tronchetti Provera, che rilevò il controllo di Telecom da Colaninno e soci. A luglio 2003 arriva il ribaltone. Il gruppo Webegg viaggiava in profondo rosso (12 milioni di perdite nel 2002 su 80 di fatturato) e il numero uno viene sostituito perché l’azionista, cioè Telecom, “non ne condivideva la politica commerciale e gestionale”, come si legge nei documenti ufficiali dell’epoca. Addio Webegg.

Leggi sull’argomento: Come lo Staff Casaleggio vuole «controllare Roma»

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