Il linguista spiega perché la nonna di Salvini ha torto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-10

Sull’uso della parola «zingari» e sulle parole che hanno conseguenze

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Ieri Matteo Salvini ha tirato fuori l’auctoritas di sua nonna per contestare la cancellazione dei suoi contenuti da parte di Facebook perché ha usato la parola “zingari”:

Si tratta di una parola che “utilizzava mia nonna”, sottolinea Salvini che invita gli utenti a reagire all’insulto: “Roba da matti! Proviamo a pubblicare tutti Iva Zanicchi e la sua canzone ‘Zin*arà? Vediamo se anche così si viene bloccati!”. Al post sulla Zanicchi è allegato il video dell’esibizione durante il Festival di Sanremo 1969 vinto dalla cantante.

Oggi Luca Serianni, ordinario di storia della lingua italiana alla Sapienza, spiega al segretario della Lega Nord sul Corriere della Sera perché ha torto:

è politicamente scorretto dire «zingari»?
«Nel caso di Salvini sì. La nonna non c’entra. Nel ‘69 Iva Zanicchi vinse Sanremo con Zingara, nel ‘71 Nada e Nicola Di Bari con Il cuore è uno zingaro. Ai tempi di sua nonna era diverso».
È frequente nell’arte la figura dello zingaro. Ma oggi, nel discorso comune?
«Oggi non si pensa più alla vita libera ed errante, ma a qualcuno ai margini della società, che vive di furti o di elemosina. Può avere una connotazione negativa, è una forma che discrimina».
Conta l’uso?
«E il contesto. Salvini il giorno prima aveva parlato di “radere al suolo” i campi nomadi. Trovo più grave questo».
Quale il termine «corretto»?
«Rom o sinti. Né zingari, né nomadi, che le stesse comunità ritengono offensivi. Non è giusto eliminare la parola dal vocabolario. Ma un politico deve fare più attenzione».
Forse è più efficace a livello elettorale.
«Sì, sicuramente con un certo elettorato. Ma non è solo questione di buona educazione: le parole non saranno pietre, ma hanno conseguenze»

Dite che lo capirà?

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