Economia
Il conto delle tasse in autunno tagliato del 50%?
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-07-24
Nello stop rientrano attualmente i versamenti Iva, mensili e trimestrali, le ritenute mensili Irpef e i contributi Inps e Inail. Ma l’Iva è stata falcidiata dal lockdown, che ha colpito spesso fino ad azzerare i fatturati di aprile e maggio e ha danneggiato anche marzo
Tagliare del 50% le rate delle tasse sospese dai decreti anticrisi e attese alla ripartenza di settembre. Questo è l’obiettivo che si è posto il governo dopo la guerra delle scadenze del 20 luglio e il mancato rinvio della prima scadenza come da promesse della viceministra all’Economia Laura Castelli. Ma, spiega oggi Il Sole 24 Ore, per farlo bisogna trovare 3,8 miliardi di euro dopo che il 29 luglio il Parlamento voterà sul nuovo deficit da 25 miliardi deciso dal consiglio dei ministri.
Il conto delle tasse in autunno tagliato del 50%?
Ma l’obiettivo è comunque complicato da raggiungere. I pagamenti attualmente calendarizzati fra settembre e dicembre sarebbero rinviati al massimo dopo fine anno, a patto che si trovino i soldi.
Ma il problema riguarda imprese e autonomi in difficoltà, i primi interessati dalle sospensioni dei mesi scorsi: rimettere mano al calendario, come spiegato dal governo nel comunicato diffuso dopo l’ennesimo Consiglio dei ministri notturno, è quindi indispensabile per non far venir meno «il sostegno alle imprese e ai settori maggiormente colpiti dalla crisi». Proprio la crisi, con un paradosso solo apparente, secondo i calcoli del ministero dell’Economia aiuta ad alleggerire di molto la quota di nuovo deficit necessario a rallentare le richieste del fisco. Perché le stime iniziali, inserite nelle relazioni tecniche ai decreti che via via hanno fermato i pagamenti, parlavano di tasse sospese per oltre 20 miliardi. Ma i primi calcoli erano basati sui dati 2019, poi corretti in base al crollo del Pil dell’8% stimato nel Def di fine aprile.
E i numeri della fatturazione elettronica e delle altre banche dati che tastano in tempo reale il polso al Paese indicano che i modelli macroeconomici hanno colto solo una parte della realtà. Com’è inevitabile quando la congiuntura gira così violentemente. Secondo le ultime stime di Via XX Settembre, la ripresa dei versamenti non porterebbe nelle casse dello Stato più di 7,6 miliardi: in quest’ottica, i 3,8 della manovra d’estate serviranno quindi a tagliare della metà i versamenti ancora dovuti nel 2020, spostando il resto agli anni successivi. In un calendario che dovrebbe distendersi su più annualità per minimizzare le rate. Anche perché nel frattempo dovranno riprendere i ritmi ordinari dei pagamenti, pur modificati nelle intenzioni del governo dalla riforma del “fisco per cassa”.
Nello stop rientrano attualmente i versamenti Iva, mensili e trimestrali, le ritenute mensili Irpef e i contributi Inps e Inail. Ma l’Iva è stata falcidiata dal lockdown, che ha colpito spesso fino ad azzerare i fatturati di aprile e maggio e ha danneggiato anche marzo, mese finale del primo trimestre. Mentre il gettito fiscale legato al lavoro dipendente è crollato con i 2,1 miliardi di ore di Cassa integrazione autorizzati per 12,6 milioni di lavoratori, in base ai dati forniti mercoledì alla Camera dal ministro dell’Economia Gualtieri.