Il caso Quarto scoppia in mano al M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-01-07

In un’intervista al Fatto Quotidiano Fico dice che a Quarto il Comune «si può sciogliere» ma anche che «ci sono i presupposti per andare avanti». Intanto la sindaca Capuozzo ammette che è stata sentita in Procura prima dell’espulsione del consigliere

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Mentre prosegue l’inchiesta del pm John Henry Woodcock, la pubblicazione di intercettazioni che proverebbero il convergere dei voti della camorra sul Movimento 5 Stelle nel comune flegreo di Quarto, aprono lo scontro tra PD e grillini. Il Pd punta il dito contro la “doppia morale” grillina e invoca “chiarezza” su ipotesi “gravissime, inquietanti”: la prossima settimana i Dem chiederanno di audire il sindaco M5s di Quarto in commissione Antimafia. L’intercettazione pubblicata dalla Stampa ieri , che conteneva le stesse frasi che si trovavano negli articoli e di Repubblica e del Fatto Quotidiano pubblicati giorni prima, diventa l’occasione per un attacco politico.

Il caso Quarto scoppia in mano al M5S

Roberto Fico è l’unico del MoVimento 5 Stelle a parlare con i giornali. Il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, eletto a Napoli, parla con Il Fatto Quotidiano che presenta l’intervista con il titolo «Cinque Stelle parte lesa ma Quarto si può sciogliere», ma nel colloquio prima dice che «ci sono i presupposti per andare avanti»:

Fico, un vostro ex consigliere avrebbe avuto i voti della camorra. Non basta questo per sciogliere il Comune?
Ci sono i presupposti per andare avanti. Noi come M5s e come amministrazione siamo parte lesa, lo afferma anche la magistratura. L’unica persona indagata è stata cacciata dal Movimento lo scorso 14 dicembre, perché non rispettava il nostro programma, e anzi agiva in modo ostativo rispetto ad esso.
Il sindaco pare aver cambiato varie volte versione sulle presunte minacce. In un primo interrogatorio davanti al pm Woodcock, il 21 dicembre, non ne avrebbe parlato, poi nel secondo, il 22, le ha ammesse. Infine ha negato: “Non ho denunciato De Robbio perché non ritengo di aver subito minacce da parte sua”.
Il sindaco mi ha riferito di non aver mai ricevuto minacce chiare, esplicite. Altrimenti le avrebbe denunciate.

quarto fico

De Robbio le avrebbe mostrato una foto di casa sua, come prova di un presunto abuso edilizio nell’abitazione. Pare una minaccia chiara.
Il collegamento tra questi fatti e una richiesta, di qualunque tipo, non c’è mai stato. Rosa mi ha spiegato di non aver mai ricevuto minacce chiare, lo ripeto. L’ex consigliere potrebbe aver preso 890 voti grazie anche alla camorra.
Ciò inquina tutta la votazione a Quarto?
No. Se le cose sono andate come si dice nell’intercettazione, parte di quei voti era sicuramente inquinata. Ma non sono stati consensi determinanti. Avremmo vinto anche
senza le preferenze di De Robbio. E comunque noi valutiamo ogni strada.
Compreso lo scioglimento?
Sì. Prima però vogliamo attendere la chiusura delle indagini, per avere un quadro chiaro.

Il Movimento con una nota si dichiara “parte lesa”, rivendica di avere già espulso il consigliere comunale coinvolto nell’inchiesta e risponde a muso duro: “Fa ridere che il Pd, che con la mafia ci è andato a braccetto finora, si erga a cattedra morale della politica”. Nelle intercettazioni rivelate da La Stampa, un imprenditore sospettato di legami col clan camorrista Polverino, Alfonso Cesarano, dà indicazioni di appoggiare al ballottaggio i Cinque stelle: “Ci siamo messi con chi vince, capito?”. Il consigliere M5s Giovanni De Robbio, campione di preferenze, è indagato dalla Dda di Napoli per tentata estorsione e voto di scambio. E il Movimento lo ha espulso il 14 dicembre: “Prima – rivendica – che fosse indagato”. Ma non prima che la sindaca venisse ascoltata, come ha ammesso lei stessa all’ANSA.

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Il consigliere del MoVimento 5 Stelle a Quarto

Il PD chiede l’audizione in commissione antimafia

Intanto il PD chiede l’audizione di Rosa Capuozzo, sindaca di Quarto, in commissione antimafia. Mentre Matteo Orfini osserva che il caso non è isolato: “Quando segnalai che a Ostia i clan inneggiavano al M5S, Di Maio disse che mi dovevano ricoverare. Lo disse da Quarto, dove la camorra vota M5S”. “Dal 91 – ribatte il M5s con una nota unitaria – circa un centinaio di Comuni di centrosinistra sono stati sciolti per mafia e hanno il coraggio di parlare”. Ma il Pd, con Alessia Rotta, fa notare che nessun parlamentare 5 Stelle ci mette la faccia firmando la nota: “Di Maio che faceva campagna elettorale ora fischietta, Fico starà in vacanza, Di Battista e la Ruocco dai loro amici a Ostia, Casaleggio nella sua azienda a epurare dissidenti, Grillo in tournèe. Si nascondono dietro alle veline anonime”. Intanto la stessa Capuozzo ammette di essere stata ascoltata prima del 14 dicembre in Procura per la storia di De Robbio: “Sì sono stata ascoltata prima del 14 dicembre in Procura, non ricordo però di preciso la data”, ammette finalmente la Capuozzo, interpellata dall’Ansa. Il 14 dicembre è la data in cui il M5S ha espulso ufficialmente dal movimento il consigliere Giovanni De Robbio, indagato dalla Dda di Napoli per tentata estorsione e voto di scambio. ”Con De Robbio – dice – il rapporto tra noi si era deteriorato proprio per la questione dello stadio. Io sentivo la pressione politica, non le minacce. Mi chiedeva di programmare una gestione affidata a privati. Non ero d’accordo. Era anche contro il nostro programma amministrativo. Per questo motivo non appoggiai la sua candidatura a presidente del consiglio comunale. Si era creata una situazione, come dire, non simpatica. L’espulsione dal movimento – conclude il sindaco – è avvenuta perché si era allontanato dal piano operativo predisposto per amministrare e rilanciare la città e dalle linee guida del movimento”.

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