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I sette motivi per cui Grillo grida al golpe bianco

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-02-14

Il blog grida al colpo di stato della maggioranza ed elenca gli argomenti a favore: vediamoli uno per uno

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Beppe Grillo grida al golpe bianco. Nel suo post sul blog oggi il capo del MoVimento 5 Stelle spiega che siamo al limite del colpo di Stato bianco, quello che si fa a colpi di mano di maggioranza, e chiede a Mattarella di sciogliere in parlamento, per sette motivi che qui elenchiamo discutendoli. A partire dal primo.

a) Questo è un Parlamento scaturito da una legge elettorale dichiarata incostituzionale, per cui, se per il principio della conservazione degli atti, resta in carica, appare per lo meno forzato che sia questo stesso parlamento a dover rifare la legge elettorale e, addirittura, la riforma della Costituzione.

In realtà questa legge è stata dichiarata incostituzionale, ovvero il medesimo ente che nel dichiararla ha spiegato che però il Parlamento è pienamente legittimato a operare e legiferare. “Le Camere – scrissero all’epoca i giudici – sono organi costituzionalmente necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare”. “È evidente che la decisione che si assume, di annullamento delle norme censurate, avendo modificato in parte la normativa che disciplina le elezioni per la Camera e per il Senato, produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale”. Insomma “la normativa che resta in vigore per effetto della dichiarata illegittimità costituzionale” del Porcellum “è ‘complessivamente idonea a garantire il rinnovo, in ogni momento, dell’organo costituzionale elettivo’, così come richiesto dalla costante giurisprudenza di questa Corte”. Ora, se qualcuno si fa scudo del dettame della corte sull’incostituzionalità del Porcellum ma dimentica la seconda parte della sentenza (ovvero, quella che gli dà torto), opera chiaramente una forzatura.

b) Questo è un Parlamento di cui si è evitato lo scioglimento con il (discutibile) pretesto delle riforme istituzionali da fare a tutti i costi prima di un nuovo voto; riforme il cui esito era affidato ad un (discutibilissimo) accordo fra la maggioranza di governo ed una sola delle opposizioni; ora quel patto non c’è più e la riforma della Costituzione dovrebbe essere fatta da un solo partito con una coalizione raccogliticcia di partiti-zombie.

Veramente no. Si è evitato lo scioglimento con il giuramento di un governo che ha ricevuto la fiducia del Parlamento, poi sostituito da un altro governo che ha ricevuto un’altra fiducia del Parlamento (come d’altro canto si fa da una settantina d’anni circa. Certamente è discutibile che si faccia una riforma costituzionale a colpi di maggioranza, così come è discutibile che il partito dell’opposizione che aveva votato la legge oggi ha cambiato idea sulla stessa per problemi interni o per l’elezione di un presidente della Repubblica sgradito. Ma rimane un problema suo. Senza contare che degli altri nessuno ha dato disponibilità a fare le riforme.

c) Questo è un Parlamento in cui quasi tutti i partiti hanno subito scissioni, abbandoni ed espulsioni, per cui oltre 170 parlamentari hanno cambiato partito ed alcuni più volte, per cui non si capisce più quale sia la sua rappresentatività.

Si chiama articolo 67 della Costituzione. Un tempo Grillo lo difendeva: prendiamo atto che ha cambiato idea. Ora non gli resta che trovare una maggioranza per la modifica dell’articolo, e il problema è risolto.

d) Questo è un Parlamento che non si sa se è ancora in grado di esprimere una reale maggioranza di governo ed è per lo meno discutibile che, nonostante i ripetuti rovesci, rotture di patti ecc, il Presidente del Consiglio non abbia sentito il bisogno di verificare con un voto in entrambi i rami del Parlamento, se ha ancora una maggioranza.

Il presidente del Consiglio non ha rotto un patto con un partito di governo: per questo non c’era bisogno di nessuna verifica. Ma l’argomento è interessante, visto che nel frattempo la maggioranza al Senato si è assottigliata. Si può verificare lo stesso che il governo ce l’abbia, con un voto. Dopodiché, se raggiunge la maggioranza anche questo argomento può essere accantonato.

e) Questo è un Parlamento inadempiente dei suoi obblighi costituzionali, perché da mesi non riesce ad eleggere un giudice costituzionale di sua spettanza e, nel frattempo, occorre sostituirne un altro.

Il parlamento non riesce ad eleggere un giudice della Corte Costituzionale a causa dei veti incrociati tra forze politiche. Chi ci garantisce che in caso di elezione di nuovo parlamento questi veti scompaiano?

f) Questo è un Parlamento i cui due Presidenti si stanno comportando con una scorrettezza unica in materia di applicazione dei regolamenti e con una partigianeria neppure dissimulata.

Qui c’è poco da discutere: Grillo ha ragione.

g) questo è un Parlamento in cui inizia ad esservi una percentuale di penalmente inquisiti decisamente superiore alla media delle altre legislature.

Vero o falso che sia, questo non è un motivo per chiederne lo scioglimento. Riassumendo, dei sette motivi di Grillo rimane ben poco. Ed è quantomeno curioso che anche Renzi abbia tirato fuori la minaccia delle urne per terrorizzare i suoi e gli avversari. Se poi si andasse alle elezioni e finisse come alle Europee, a quel punto tutti i motivi di delegittimazione nei confronti di Renzi cadrebbero d’un colpo. Sicuri che conviene alle opposizione? Ma si vede che l’eterogenesi dei fini, ultimamente, percorre vie piuttosto buie.

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