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“Il Green pass è legittimo e non lede la privacy”: la sentenza del Consiglio di Stato che chiude la partita

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-09-17

L’ordinanza in risposta a un ricorso presentato da quattro cittadini che si erano appellati contro il dpcm dello scorso 17 giugno: tutto legittimo, nessuna violazione

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Il triplice fischio arriva direttamente dal Consiglio di Stato: con il Green Pass non si vìola alcuna legge. La certificazione verde (sia quella Europea, sia quella italiana) è dunque legittima e non porta a nessun rischio per quel che riguarda la privacy personale e dei dati sanitari dei cittadini. I giudici si sono espressi questa mattina dopo un ricorso al Tar del Lazio fatto da quattro cittadini che avevano presentato appello contro il dpcm dello scorso 17 giugno.

Il Consiglio di Stato mette la parola fine sulla legittimità del Green Pass

Secondo i ricorrenti, “il meccanismo di contenimento dell’epidemia delineato dal legislatore nazionale comporterebbe un pregiudizio della riservatezza sanitaria, in contrasto con la disciplina europea sulla protezione dei dati sanitari”. A presentare questo ricorso al Tar erano stati quattro cittadini non vaccinati. E anche su questo tema si è espresso il Consiglio di Stato:

“Gli appellanti, dichiarandosi contrari alla somministrazione del vaccino, nel pieno esercizio dei loro diritti di libera autodeterminazione, non subiscono lesioni del diritto alla riservatezza sanitaria in ordine alla scelta compiuta, dal momento che l’attuale sistema di verifica del possesso della certificazione verde non sembra rendere conoscibili ai terzi il concreto presupposto dell’ottenuta certificazione (vaccinazione o attestazione della negatività al virus)”.

I punti cruciali dell’ordinanza

All’interno del pronunciamento emesso dal Consiglio di Stato – il testo integrale è stato pubblicato sul Quotidiano Sanità – si leggono alcuni punti fondamentali che – di fatto – spiegano nel dettaglio i motivi per cui non è giusto pensare che il Green Pass rappresenti una violazione della privacy (in ambito sanitario): “Dal momento che l’attuale sistema non sembra rendere conoscibili ai terzi il concreto presupposto dell’ottenuta certificazione (vaccinazione o attestazione della negatività al virus)”. Decade, dunque, la teoria – molto diffusa sui social – che la certificazione verde sia un fardello per la protezione dei dati personali (e sanitari). D’altronde, inoltre, già l’Autorità Garante per la privacy si era espressa nei mesi scorsi, prima che diventasse effettiva la prima entrata in vigore della certificazione verde.

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