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Governo Draghi: tutti i nodi ancora da sciogliere

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-08

Durata, programma e ministri: Mario Draghi al secondo giro di consultazioni dovrà far convergere le forze politiche su questi tre temi. A parole sembrano tutti d’accordo, ma…

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Oggi inizia il nuovo giro di consultazioni che si terrà domani. Se tutto andrà come deve già mercoledì sera Mario Draghi potrebbe salire al Colle per riferire a Sergio Mattarella. Quali sono i nodi ancora da sciogliere per la formazione del governo?

Governo Draghi: i nodi ancora da sciogliere

Salvini, che pure sembra ormai dentro con tutte e due le scarpe, ieri intervistato in radio ha spiegato: «E’ chiaro che un governo di ricostruzione come questo non può andare avanti all’infinito. Deve fare alcune cose come nel Dopoguerra fece Parri. Un governo con forze così diverse si mette d’accordo su alcune cose: piano vaccinale, fisco, infrastrutture, riapertura di scuole e attività».  L’ingresso della Lega è quindi condizionato alla durata dell’esecutivo Draghi? Di sicuro, spiega La Stampa, SuperMario ha carta bianca sia per la scelta dei ministri che del programma. Difficile quindi che si farà mettere in mezzo in una contrattazione con i partiti:

Da quel che si capisce, il premier incaricato non ha intenzione di contrattare con i partiti. Ne andrebbe del mandato ricevuto dal Presidente Mattarella, che ha chiarito abbastanza quale sia l’urgenza e la gravità della crisi. E a ricordare che non c’è tempo da perdere, s’ipotizza che il governo potrebbe giurare già venerdì per affrontare il primo decreto di ordine sanitario il giorno dopo o al massimo domenica: lunedì 15, infatti, scadono una serie di misure deliberate a inizio d’anno; sarà indispensabile un nuovo decreto predisposto dal futuro ministro della Salute. E c’è nei cassetti anche la bozza del decreto sui ristori, ben 32 miliardi di euro da stanziare. Anche le consultazioni con le parti sociali sembrano essere state rinviate a quando il governo sarà insediato.

Intanto ieri sera c’è stata l’assemblea del Movimento 5 Stelle: la riunione dei gruppi di Camera a Senato è iniziata poco dopo le 22.  E ha partecipato anche Giuseppe Conte che ha ribadito il sì all’ex numero uno della BCE: “Non e’ il momento dell’auto-isolamento e dell’auto-esclusione”, ha spiegato, ribadendo però di voler rimanere fuori dall’esecutivo. Un tema non di secondo piano, quello della scelta dei ministri. Il presidente del Consiglio incaricato, spiega Verderami sul Corriere, capirà proprio dei nomi che proporranno i partiti le loro intenzioni sulla durata dell’esecutivo

L’altra questione che Draghi vorrà sondare sarà legata alla preferenza dei suoi interlocutori sul tipo di struttura del governo. Un conto è se gli proponessero esponenti politici, perché si evidenzierebbe la volontà di costruire un gabinetto destinato a durare. Altra cosa è se gli venissero indicate personalità di area, perché sarebbe il segnale di non voler completare la legislatura. I governi tecnici, infatti, hanno avuto sempre durata breve: un anno o poco più. Insomma, la risposta che Draghi otterrà sarà rivelatrice delle reali intenzioni dei partiti.

Il nodo principale è comunque sempre il programma. Se è vero che la Lega non pone veti ma poi Salvini spiega che non vede perché non rinnovare Quota 100 se è a costo zero, il Partito Democratico presenterà durante il secondo giro di consultazioni un documento antitetico rispetto alle proposte del Carroccio che riguarda le politiche sull’immigrazione, a partire dal superamento della legge Bossi-Fini alla  riattivazione degli Sprar, ma anche la riforma fiscale in senso progressivo, ovvero l’esatto opposto della flat tax. Tutti sono d’accordo a parole ma nei fatti Draghi avrà una matassa politica non facile da dipanare:

Come tenere insieme in un programma Pd e Lega, Cinque Stelle e Forza Italia? Finché c’è da gestire l’emergenza pandemica, o trovare un accordo onorevole per rivedere il Recovery Plan (da Bruxelles fanno capire che occorrerà farlo), è probabile che Draghi non faticherà a trovare la giusta sintesi. «Ma ci immaginiamo cosa accadrà al primo sbarco primaverile di clandestini?», si chiede preoccupato un esponente Pd. «E quale margine di manovra avrà il nuovo ministro della Giustizia?» Carlo Calenda, fra i grandi sponsor di Draghi, dice che «questo governo contribuirà a svelenire il clima politico nel Paese, e sarà già tanto». Ma se nei primi giorni tutti si dicevano certi della nascita di «un esecutivo di legislatura», ora c’è chi parla di «scopo».

Intanto, racconta Breda sul Corriere, il gioco dei partiti non è ben visto da Sergio Mattarella, che alle forze politiche aveva chiesto un impegno completamente diverso:

C’è sorpresa, al Quirinale, per i tormentati umori politici emersi alla chiusura del primo giro di consultazioni di Mario Draghi. Vedere i partiti quasi unanimemente (tranne FdI, di Giorgia Meloni) concordi sul sostegno al premier incaricato, ma fra loro contrapposti e ansiosi di tagliare fuori dal perimetro della maggioranza qualche vecchio «nemico», è un esito che sconcerta Sergio Mattarella. Perché aveva chiesto «a tutti» un impegno diverso: dare la fiducia a «un governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica

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