Cultura e scienze
Giuseppe Ippolito spiega che il teatrino degli scienziati favorisce il Coronavirus
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-07-06
Il direttore dello Spallanzani avverte: «Finché la comunicazione era univoca, “il virus c’è e fa male, punto” i cittadini hanno seguito le raccomandazioni. Poi sono cominciate le divisioni e la confusione può aver creato un rilassamento nei comportamenti che invece sono fondamentali per tenere a bada il virus»
L’infettivologo Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’istituto Spallanzani, membro del Comitato tecnico che supporta il governo nelle azioni di contrasto a COVID-19, in un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera spiega che le divisioni tra gli esperti favoriscono il calo di attenzione sull’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e, in definitiva, aiutano l’accensione dei focolai. E parla del suo libro scritto con Salvatore Curiale in uscita il 16 luglio:
I focolai frutto dell’irresponsabilità individuale?
«Le mascherine sono cadute in disuso, vedo e mi raccontano che sono troppo spesso dimenticate, come se non servissero più. Invece restano fondamentali. Credo che la gente abbia perso fiducia nella scienza. Finché la comunicazione era univoca, “il virus c’è e fa male, punto” i cittadini hanno seguito le raccomandazioni. Poi sono cominciate le divisioni e la confusione può aver creato un rilassamento nei comportamenti che invece sono fondamentali per tenere a bada il virus».Nel libro, parafrasando l’allenatore Josè Mourinho, scrivete «Chi sa solo di virus, non sa niente di virus».
«Per affrontare un’epidemia di questa portata servono molteplici competenze che vanno ben oltre la virologia propriamente detta. Prima dtutto la sanità pubblica, poi l’infettivologia, l’organizzazione sanitaria, epidemiologia, sociologia, economia».Nella storia di un’epidemia i focolai sono eventi attesi?
«Sì, i focolai fanno parte della circolazione di tutti i virus. Sono costituiti da gruppi di persone che sviluppano infezione perché sono esposte a un individuo infetto. Succede per il raffreddore, per la rosolia e tutte le malattie infettive. I virus si comportano tutti allo stesso modo e non ci si deve meravigliare. Fanno il loro mestiere, infettare».
Ippolito parla, ma senza sbilanciarsi, anche del pericolo seconda ondata:
Ci sarà la seconda ondata?
«Non rispondo né sì né no. Il virus non è morto, è contagioso come prima e può riprendersi. Più circola, più aumenta il rischio di avere vittime. Oggi il numero di casi gravi è stato abbattuto e dobbiamo far sì che resti più basso possibile tenendo a bada i focolai interni e stando molto attenti a non importare casi dai Paesi dove il sistema di tracciamento non è affidabile come il nostro»