Giuseppe Ippolito: il direttore dello Spallanzani e gli errori in Lombardia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-26

«L’ospedale alla fiera di Milano? Sembra non sia utilizzabile per mancanza di personale, sembra una cattedrale nel deserto, lontano da un ospedale vero, è difficile possa funzionare»

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Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma e membro del comitato tecnico-scientifico nazionale, segnala in un’intervista rilasciata a Mauro Evangelisti per il Messaggero che nell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 il Lazio ha tenuto mentre la Lombardia è stata devastata e dice che le Regioni non devono riaprire sotto le pressioni dei media:

«È stata una grande occasione per mettere in piedi un modello di organizzazione e gestione, il modello Lazio. Una regione che ha avuto coraggio di chiudere interi territori quando i casi hanno superato una soglia critica o i virus è arrivato pesantemente in residenze per anziani».

Nel Nord questo coraggio non c’è stato.
«È difficile dire ora quale coraggio ci sia stato. Da noi la Regione ha sposato una metodologia di lavoro basata sui dati; ha confermato fiducia al sistema di monitoraggio del servizio regionale di epidemiologia delle malattie infettive, il Seresmi».

La Lombardia cosa ha sbagliato?
«È stata devastata da una ondata che non era quella che si aspettavano, penalizzata dallo spostamento di popolazione e soprattutto da un modello organizzativo con poca sanità sul territorio. Dovremo cominciare a pensare che la sanità è un bene pubblico e per tutti come dice l’articolo 32 della Costituzione. Non un mezzo per fare profitto. Se non consideriamo un modello di sanità pubblica, non verremo fuori da questa epidemia. Nel Lazio abbiamo avuto un efficace controllo di questa epidemia. Il numero di nuovi infetti sembra essere in flessione, ma non bisogna cedere a facili entusiasmi. E i guariti aumentano di giorno in giorno, la sanità del Lazio non ha nulla di invidiare a quella del Nord».

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Emergenza Coronavirus: i numeri del 25 aprile (Corriere della Sera, 26 aprile 2020)

Regioni con più contagiati del Lazio chiedono di aprire prima.
«In questi giorni che ci separano dal 4 maggio bisogna riflettere: le regioni non devono aprire sotto la pressione dei media o dell’economia, che pure è essenziale, ma sulla base dei dati, senza cedere all’ottimismo del momento. Abbiamo ogni giorno più di 400 morti. Serve molta cautela, altrimenti avremo il rischio di una seconda ondata. E serve un coordinamento nazionale. Pensiamo agli spostamenti Nord-Sud che ci sono stati. Certo,il Lazio ha fatto un grande investimento su posti letto di terapia intensiva di qualità. Senza bisogno di interventi come gli ospedali in fiera».

Si riferisce all’ospedale alla fiera di Milano?
«Sembra non sia utilizzabile per mancanza di personale, sembra una cattedrale nel deserto, lontano da un ospedale vero, è difficile possa funzionare. Discorso differente per l’ospedale alla Fiera di Bergamo, per il quale sembra essere stato utilizzato un modello più integrato. Ma sono impressioni a distanza».

Leggi anche: Il piano per le riaperture dal 4 maggio

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