Come il Fondo Interbancario vuole salvare Carige

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-13

Investirà 320 milioni di euro in un bond subordinato. Se i grandi soci si sfileranno diventerà azionista della banca. Altrimenti il prestito verrà rimborsato

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Carige non fa prezzo in Borsa. Il titolo della Cassa di Risparmio di Genova, che fino alla settimana scorsa capitalizzava fino 200 milioni, dopo lo stop di ieri fa segnare un -48,5% teorico ed è sospesa dalle contrattazioni.

Il crollo di Carige in Borsa

Banca Carige, che è la prima vittima bancaria della corsa dello spread innescata dal governo gialloverde, ha un buco nei conti generato dopo essere stata invitata in estate dalla Bce a effettuare 257 milioni di rettifiche contabili. Ieri il board ha rettificato i conti per 219 milioni e questo ha portato il risultato negativo
di Carige a meno 188 milioni nei primi nove mesi e ha «costretto» a un’iniezione da 400 milioni invece dei 200 preventivati. La banca ha chiesto formalmente l’intervento del Fondo Interbancario ed emetterà entro dicembre un bond da 400 milioni di euro che però non verrà sottoscritto dalla Malacalza Investimenti, principale azionista dell’istituto di credito: «Siamo stati tutti sottoposti a una grande tensione –ha detto ieri il presidente Pietro Modiano –lo sforzo che chiedevamo in tempi velocissimi agli azionisti era grosso, l’azionista Malacalza ha risposto: per favore, adesso no. Ma ha anche assicurato verbalmente e per scritto che non farà mancare il suo sostegno». Il Fondo stesso si riunirà per convocare l’assemblea di approvazione dell’intervento, presumibilmente il 20 novembre.

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I numeri di CARIGE (Corriere della Sera, 13 novembre 2018)

Il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Antonio Patuelli, nel corso del suo intervento agli Stati Generali del credito organizzati da Assolombarda, ha parlato delle operazioni di rafforzamento di Banca Carige e dell’annunciato intervento dello Schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi per sottoscrivere il bond subordinato dell’istituto, ha spiegato la necessità sostenendo che si tratta di un “prestito subordinato che confidiamo vivamente possa essere in pochi mesi rimborsato integralmente alla banche che lo sottoscriveranno al seguito del successo pieno che ci auguriamo, e auguriamo, all’aumento di capitale deciso e aperto al pubblico per Carige”.

Il salvataggio del Fondo Interbancario

Il Fondo Interbancario investirà 320 milioni di euro in un bond subordinato. I restanti ottanta milioni potranno arrivare da azionisti, che possono entrare ora o a febbraio quando il prestito sarà convertito e il Fondo Interbancario ha in programma di entrare nel capitale. Non da solo, visto che Intesa San Paolo si è detta pronta a sostenerlo. La scelta di autotassarsi è preferita rispetto al “maggior onere” rappresentato dall’eventuale risoluzione della banca ligure (peraltro una banca di rilievo, visti i 9,4 miliardi di masse protette), e di una conseguente potenziale crisi bancaria che certo non farebbe bene a nessuno.

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Il CdA di Carige (Il Sole 24 Ore, 13 novembre 2018)

Se i grandi soci di Carige si sfilassero dalla ricapitalizzazione anche a febbraio, il Fondo diventerebbe azionista della banca, con quote variabili a seconda dell’adesione del mercato e a condizioni che saranno definite a breve. Il Fondo non potrà andare oltre il 50% (anche perché lo statuto non lo consente), passaggio che comunque dovrebbe essere autorizzato da Bce. In caso di buon esito della ricapitalizzazione, invece, e di piena partecipazione degli attuali azionisti (o di un potenziale acquirente), il bond verrebbe rimborsato.

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