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Fondazione Open in rosso

neXtQuotidiano 07/08/2016

La struttura di Matteo Renzi soffre nel 2015 e chiude il bilancio in perdita. Pesano le mancate contribuzioni di molti parlamentari

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Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano di oggi ficca il naso su un argomento dolorosissimo (per il premier): i finanziamenti alla Fondazione Open di Matteo Renzi. Nel 2015 la cassaforte personale del premier ha incassato un terzo rispetto all’anno precedente e ha approvato un bilancio con 510mila euro di perdita.

Il segno negativo al bilancio è dovuto principalmente a una voce: i costi dell’ultima Leopolda, quella che si è svolta a metà dicembre ed è stata caratterizzata dalla crisi di banca Etruria con i risparmiatori traditi a contestare fuori dalla stazione fiorentina. Per tre giorni di manifestazione la Open ha sborsato quasi 400 mila euro di cui 122 mila esclusivamente per “servizi fotografici e riprese video”. L’anno precedentela stessa voce ammontava ad appena otto mila euro. Confezionare servizi ad hoc nel 2015 è costato parecchio. Altro incremento notevole lo ha registrato il costo delle bollette telefoniche, passate da 19 mila euro del 2014a 44mila euro.
È il telefonino del premier che, a differenza di quanto richiedono i protocolli istituzionali, utilizza un cellulare intestato alla Fondazione. Il passivo registrato non preoccupa Bianchi che, contattato dal Fatto,ha spiegato che si tratta di fatture emesse per la Leopolda a fine dicembre e che saranno quindi pagate nel corso del 2016. Oltre al crollo della raccolta, a colpire è anche la defezione di alcuni sostenitori storici fondamentali per il premier. A partire da quella del fidato amico finanziare Davide Serra e consorte, passati da aver versato complessivamente 225 milaa zero euro.

matteo renzi fondazione open

Alcuni dei finanziamenti alla Fondazione Open di Matteo Renzi (Il Fatto, 7 agosto 2016)


Pochi soldi sono arrivati dai parlamentari: Edoardo Fanucci è passato da 8700 a 600 euro, Michele Anzaldi da 10mila a 6400: nessuna contribuzione da Francesco Bonifazi, Simona Bonafé o Dario Nardella. A coprire in parte il buco i 50mila euro della British American Tobacco e Alessandro Onorato, armatore e padrone della Moby: 150mila euro in tutto.

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