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Così Matteo Renzi ha convinto gli indecisi a votare contro di lui
Alessandro D'Amato 06/12/2016
Gli ultimi giorni di campagna elettorale il premier li ha passati in tv. Con il risultato, spiegano le statistiche, di mandare molte più persone alle urne contro di lui
Matteo Renzi voleva convincere gli indecisi negli ultimi giorni di campagna elettorale. In un certo senso lo ha fatto ma difficilmente potrà andare orgoglioso del suo risultato. L’analisi di Demopolis presentata durante il punto di Paolo Pagliaro a Otto e 1/2 su La7 infatti sostiene che li ha convinti, sì, ma andare a votare contro di lui.
Il punto di Paolo Pagliaro sul no al referendum di next-quotidiano
Dopo un costante calo dei votanti nella diverse tornate elettorali, i cittadini recatisi ieri alle urne per il referendum hanno segnato un vero boom: 33.243.845 per l’esattezza, un numero superiore a qualsiasi altra consultazione referendaria, e paragonabile a quello delle elezioni politiche del 2013, quando ai seggi si presentarono in 36 milioni. Questo dato, come evidenzia anche l’Istituto Cattaneo di Bologna, significa che il voto di ieri è stato “politico” prima ancora che sul testo della riforma. E già nella prima slide di Demopolis si mostra che soprattutto il Sud e le Isole hanno concorso alle dimensioni di una sconfitta più contenuta al Centro e al Nord.
Al Sud il No è stato più forte, così come tra i giovani e nelle fasce di reddito più basse. L’istituto Cattaneo ha evidenziato che anche la percentuale di presenza straniera ha inciso: nelle zone con maggior concentrazione ha prevalso il No, in quelle a minor concentrazione ha vinto il Si. Anche per Demopolis gli Under 35 sono andati al voto con un’ostilità particolare, concorrendo con il 70% dei no al risultato complessivo (per ragioni di cui abbiamo parlato qui).
Una delle slide più interessanti è questa, che mostra come su 100 elettori indecisi sulla partecipazione e sul voto 38 alla fine si sono astenuti, 19 alla fine hanno votato sì e 43 hanno votato no: vista l’occupazione della televisione da parte del presidente del Consiglio durante l’ultima campagna elettorale i risultati sono netti e decisi: la sovraesposizione mediatica ha sfavorito il premier, convincendo molti italiani a votare contro di lui in quello che è un giudizio in primo luogo sulla persona e sul governo.
Un dato rumorosamente confermato anche dall’ultima slide, nella quale si dice che gli elettori hanno votato no soprattutto per “interrompere l’esperienza del governo Renzi”.
Più chiaro di così è difficile. Per quanto riguarda poi l’analisi dei flussi, sempre l’Istituto Cattaneo evidenzia come ci sia stata nel Pd una “componente minoritaria ma significativa di elettori dissenzienti rispetto alla linea ufficiale”, che va da un minimo del 20,3% di Firenze (rispetto a chi ha votato Pd nel 2013) e del 22,8% di Bologna, al 33% di Torino, fino a punte del 41,6% di Napoli e di 45,9% di Cagliari. Quasi nessuno degli elettori del Pd nel 2013 si e’ rifugiato nell’astensione. Secondo Antonio Noto il 23% di No sono elettori Dem. Granitico invece il voto dei simpatizzanti di M5s, che hal 90% ha seguito le indicazioni di Grillo. Gli elettori del Pdl del 2013 in parte si sono astenuti, ma una buona fetta ha votato sì (il 44% a Firenze e il 41% a Bologna), mentre tutti gli elettori centristi di Scelta civica ha messo una croce sul Si. Quindi i 13.432.187 di Sì, sono già il tanto evocato “partito della nazione”, vale a dire un Pd più spostato al centro e privato della propria sinistra. Con un dettaglio: con quei numeri non si vincono le elezioni e le coalizioni contrarie avrebbero ottime possibilità di vincere.