Come è andato a finire l’esperimento della Finlandia sul Reddito di Cittadinanza

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-04-23

Il governo finlandese ha deciso di sospendere lo studio sull’universal basic income. I ricercatori si lamentano dicendo che così la sperimentazione sarà incompleta perché non si è valutato l’impatto sui lavoratori ma solo sui disoccupati. Cosa possono imparare i politici del M5S che si apprestano a varare il reddito di cittadinanza per i disoccupati

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Cos’è il reddito di cittadinanza? Nella versione della proposta del MoVimento 5 Stelle si tratta di un assegno mensile di un massimo di 780 euro al mese destinato ai disoccupati. Inoltre il M5S promette di alzare a 780 euro al mese il reddito tutti coloro (pensionati e lavoratori) che non arrivano a percepire 780 euro al mese. Il M5S spiega che complessivamente saranno 9 milioni gli italiani che avranno diritto al reddito di cittadinanza. Secondo le stime del M5S il RdC dovrebbe costare 15 miliardi. Secondo i calcoli più recenti dell’INPS il costo della misura di sostegno al reddito è tra i 30 e i 35 miliardi di euro l’anno. Al di là del costo però l’incognita principale è: funzionerà?

Il Reddito di Cittadinanza del 5 Stelle senza sperimentazione

Secondo i pentastellati il Reddito di Cittadinanza “tende a ripagarsi da solo” perché mettere più soldi in tasca agli italiani farebbe aumentare i consumi e di conseguenza il PIL. Sarebbe quindi una win-win situation, un investimento nel futuro del Paese. Non è chiaro come il M5S intende dare corso alla proposta di legge depositata al Senato nel 2013. Si sa che l’avvio non sarà immediato perché prima sarà necessario attuare una riforma dei centri per l’impiego (dal costo stimato di 2 miliardi di euro). D’altro canto c’è già chi – come Marco Travaglio – ha iniziato a dire che il Reddito di Cittadinanza del 5 Stelle non è praticabile perché costerebbe troppo e che in ogni caso non è un vero e proprio reddito di cittadinanza ma andrebbe considerato come “un reddito minimo”.

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Reddito di inclusione, reddito di cittadinanza e reddito di avviamento: il confronto (Il Sole 24 Ore, 30 marzo 2018)

In questo senso il RdC sarebbe un po’ come il REI ed è per questo che il Presidente dell’Inps Tito Boeri ha detto che sarebbe più utile potenziare il reddito di inclusione attiva invece che varare il reddito di cittadinanza. C’è poi chi teme che il RdC sia un incentivo a non lavorare e a vivere “a spese dello Stato”. Altri definiscono la proposta dei 5 Stelle nient’altro che una forma di sussidio per la disoccupazione evidenziato, come ha fatto LaVoce.info, che i criteri per poter ricevere il sostegno “a 5 Stelle” sono meno rigidi di quelli utilizzati in altri paesi europei, ad eccezione di Danimarca e Finlandia. In Finlandia però il reddito di cittadinanza è solo in fase sperimentale. E soprattutto coinvolge pochissime persone.

L’esperimento finlandese sul reddito di cittadinanza ha fallito?

All’inizio dello scorso anno duemila finlandesi hanno iniziato a partecipare all’esperimento per valutare la fattibilità su scala nazionale (la Finlandia ha poco meno di 5,5 milioni di abitanti) dell’universal basic income. La KELA, l’Isitituto di Previdenza Sociale finlandese, aveva dato il via libera alla sperimentazione nel gennaio 2017 su una versione in “scala ridotta” del reddito universale di cittadinanza. Un progetto pilota che ha selezionato duemila disoccupati di età compresa tra i 25 e i 58 anni ai quali è stato dato un assegno mensile di 560 euro. Il reddito di cittadinanza alla finlandese, nella sua versione “integrale”, prevedeva invece un assegno da circa 800 euro al mese. Secondo Bloomberg, che all’epoca aveva fatto i calcoli, uno stipendio di 800 euro mensili per ogni cittadino  avrebbe comportato una spesa annua di 52,2 miliardi di euro all’anno.

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Quell’esperimento però – come racconta Business Insider – è stato interrotto. Il piano iniziale era quello di estendere gradualmente il basic income anche a chi un lavoro e un reddito ce l’aveva già, in modo da realizzare un vero e proprio reddito di cittadinanza universale (una proposta che va ben oltre quella del M5S ma alla quale tutti guardano). L’esperimento avrebbe dovuto così valutare l’impatto di un reddito di cittadinanza anche su chi non era disoccupato per vedere se l’avere uno “stipendio” garantito dallo Stato avrebbe in qualche modo cambiato l’approccio al lavoro, ad esempio spingendo i lavoratori a intraprendere nuove carriere. Il governo finlandese – guidato da una coalizione di centrodestra – però ha deciso di abbandonare l’idea del basic income e ha quindi deciso di mettere fine allo studio della KELA.

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A quanto pare il governo – che temeva che il basic income e il sistema di sussidi di disoccupazione spingessero i disoccupati a non cercare lavoro – ha deciso di abbandonare l’idea del reddito di cittadinanzaI ricercatori si lamentano che così lo studio sarà incompleto, e non sono ancora a disposizione i risultati, non sappiamo quindi se il reddito di cittadinanza funziona e aiuta, se non la ripresa dell’economia, almeno chi ne beneficia. Quello che però possiamo imparare è che prima di varare una manovra da 35 miliardi dall’esito incerto forse sarebbe opportuno valutare, anche in Italia l’avvio di una sperimentazione “sul modello finlandese”. Con l’accortezza magari di fare quello che i finlandesi non hanno fatto da subito: ovvero dividere i partecipanti i due gruppi distinti. Da una parte i disoccupati e dall’altra chi un reddito e un lavoro ce l’ha già. E visto che la proposta dei 5 Stelle si rivolge anche a chi percepisce un reddito da lavoro (seppur molto basso e al di sotto della soglia di povertà) è importante includere anche i lavoratori nel progetto sperimentale. Ed è curioso che il partito che ha istituito il “comitato scientifico per il confronto dei programmi elettorali” non abbia pensato anche a questo comitato scientifico, ben più importante per il Paese.

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