Euripide contro Schulz

di Faber Fabbris

Pubblicato il 2015-07-08

«Un classico […] non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Così Italo Calvino definiva la permanenza –tra le altre- della letteratura antica, sulle pagine de l’Espresso, nel 1981. E la Grecia, i classici greci, la loro intatta umanità, continuano a parlarci, da sempre. In queste ore di lotta per la Grecia, se …

article-post
«Un classico […] non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Così Italo Calvino definiva la permanenza –tra le altre- della letteratura antica, sulle pagine de l’Espresso, nel 1981. E la Grecia, i classici greci, la loro intatta umanità, continuano a parlarci, da sempre. In queste ore di lotta per la Grecia, se si rievoca l’antico, la retorica è lì, in agguato. Ma il senso la scaccia facilmente.  A Martin Schulz, che ha fatto perdere alla parola social-democrazia la prima e la seconda parte del suo significato, ecco come ha risposto oggi Manolis Glezos, eurodeputato di Syriza:

Πρῶτον μὲν ἤρξω τοῦ λόγου ψευδῶς, ξένε, ζητῶν τύραννον ἐνθάδ᾽· οὐ γὰρ ἄρχεται ἑνὸς πρὸς ἀνδρὸς ἀλλ᾽ ἐλευθέρα πόλις. δῆμος δ᾽ ἀνάσσει διαδοχαῖσιν ἐν μέρειἐνιαυσίαισιν, οὐχὶ τῷ πλούτῳ διδοὺς τὸ πλεῖστον ἀλλὰ χὠ πένης ἔχων ἴσον ».
   “Prima di tutto, da un error le mosse
   hai prese, o forestier, quando in Atene
   tu cerchi un re: qui non comanda un solo:
   libera è la città: comanda il popolo,
   con i suoi deputati, a turno eletti
   anno per anno; e privilegio alcuno
   non hanno i ricchi: ugual diritto ha il povero”.
(Euripide, Le Supplici – Traduzione di Ettore Romagnoli – 1919)
 Supplici Glezos
 “Sono le parole di Teseo” ha detto Glezos “quando l’araldo Tebano gli chiede di dirgli chi è il tiranno ad Atene. Ho scelto questo testo della antica letteratura greca per risponderle, presidente Schulz. E scelgo un’altra massima latina, che credo conoscerà bene il nostro presidente. Tommaso, l’Aquinate, ebbe a dire: “Timeo hominem unius libri” (temo l’uomo di un solo libro, n.d.t.). Questi due frammenti sono la mia risposta alla presidenza lettone, a tutto il parlamento europeo. Ed a lei personalmente, signor Schultz”. Nei giorni della campagna per il referendum, Schultz era sceso ad abissi inattesi sul piano dello stile, prima ancora che del rispetto della sua funzione. Un presidente di un’assemblea elettiva che interviene direttamente ed esplicitamente sulla scelta popolare di un popolo sovrano la dice lunga sullo stato della politica alle latitudini di Bruxelles.  
Chissà cosa avrà pensato Schultz delle due citazioni greca e latina. Forse si sarà chiesto se c’era un problema di traduzione. Per un attimo, forse, gli sarà tornato in mente il suo passato di commesso in libreria (che Glezos ha con arguzia evocato). O addirittura, in un lampo, i suoi studi giovanili, il ricordo vago della tomistica e dei suoi debiti verso Aristotele… Ma chiedere tutto questo all’imbolsito Martin, equivale a stimolare la sua immaginazione. Della quale, per sua stessa recente ammissione, è gravemente sprovvisto. Gli ricorderemo soltanto, allora, che il vecchio che declama Euripide a Bruxelles, è lo stesso uomo che, giovane e audace, strappò la bandiera nazista dall’Acropoli nel 1940. Presso il teatro che per primo udì quelle parole. Esempio di cosa voglia dire la vitalità dei classici. Chissà che Schultz non se ne commuova.

Leggi sull’argomento: «La Grecia dovrà introdurre una nuova moneta se vota no al referendum»

Potrebbe interessarti anche