Cosa sappiamo dell’epatite acuta che colpisce i bambini (e perché non ha senso farsi prendere dal panico)

di Michele Grio

Pubblicato il 2022-05-17

Il medico Michele Grio fa il punto sui reali rischi e sulle contromisure più adeguate rispetto all’epatite nei bambini che sta spaventando molti genitori

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Ormai la virologia è diventata la branca medica di maggior interesse per l’opinione pubblica, per un incremento transitorio delle segnalazioni di casi di una misteriosa epatite acuta che colpisce i bambini, anche in maniera piuttosto grave. La medicina non è una scienza esatta e si basa anche su dati statistici: la sorveglianza messa in atto dagli organi preposti sta fornendo dati che rimangono a disposizione degli scienziati. I contorni della faccenda rimangono sfumati, ma gradualmente stiamo mettendo a fuoco.

Cosa sappiamo dell’epatite acuta che colpisce i bambini (e perché non ha senso farsi prendere dal panico)

Tutto è iniziato da un sospetto incremento dei casi di un’epatite acuta particolarmente aggressiva in Gran Bretagna, che ha colpito un numero considerevole di bambini in una forma inusuale rispetto alle comuni epatiti acute dell’età pediatrica. Il fegato di questi bambini ha presentato una grave infiammazione con un incremento dell’immissione in circolo degli enzimi epatici, determinato proprio da un danno a carico delle cellule del fegato. Il livello oltre-soglia di questi enzimi si è accompagnato ad un quadro sintomatologico che comprende debolezza, spossatezza, colorazione gialla della cute e delle sclere degli occhi, dolore addominale, nausea, vomito, diarrea, colorazione scura delle urine e chiara delle feci.

La gravità della malattia non è nei sintomi, peraltro comuni ad altre forme di epatite, bensì nella prognosi sfavorevole nel 10% dei casi al di sotto dei 16 anni: il 10% di questi bambini ha avuto la necessità di ricorrere al trapianto di fegato per sopravvivere, un bambino su 10 è sopravvissuto grazie ad un intervento terapeutico particolarmente importante ed invasivo. Non si parla di numeri enormi di pazienti, ma è sicuramente giustificata la particolare attenzione che la comunità scientifica mondiale ha immediatamente messo in atto, soprattutto in termini di osservazione e sorveglianza.

Sulla causa eziologica sono state fatte alcune ipotesi: il responsabile sembra essere un Adenovirus (ancora un virus!), mutato o comunque con un’aggressività acquisita ed aumentata: le mutazioni dei virus fanno parte della vita dei virus e mirano a migliorare sopravvivenza e adattamento di questi microrganismi all’ambiente in cui crescono e proliferano. Qualcosa ha fatto in modo che un Adenovirus diventasse particolarmente aggressivo contro le cellule del fegato, nonostante l’infezione di questi virus sia molto diffusa e raramente si presenti con le caratteristiche di un’epatite, causando più comunemente quadri clinici più lievi, di natura simil-influenzale, e limitando le manifestazioni peggiori nei pazienti immunodepressi.

In attesa che un ritrattista ci disegni i contorni precisi di questo malfattore, il Ministero della Salute ha sollecitato la segnalazione di ogni eventuale caso di epatite acuta, specie in età pediatrica. Le uniche raccomandazioni sensate sono la conservazione delle norme igieniche che la recente pandemia ha reso più che familiari: il lavaggio delle mani è la principale misura di contenimento dell’infezione, a casa e negli ambienti frequentati dai nostri figli, specialmente se in gruppo.

Qualche genitore ha deciso autonomamente di ritirare i bambini dall’asilo: questa misura è sproporzionata ed inefficace, dettata dal panico comprensibile ma non giustificato che i nostri figli siano in forte pericolo. I casi sono limitati e non suggeriscono la necessità di misure estreme, mentre particolarmente dannosa rimane la limitazione delle occasioni di socialità, che tanti danni ha già causato e causerà in futuro.

Qualche virologo fai da te ha espresso la preoccupazione che questa misteriosa epatite sia in qualche modo collegata al COVID e addirittura al vaccino contro il Coronavirus: una delle poche certezze della faccenda è proprio nel fatto che tutti i bambini ammalati sono negativi al tampone ed anche non vaccinati. Un’ipotesi che peraltro mi solletica è il ruolo evoluzionistico del lockdown pandemico: sicuramente i sistemi immunitari dei nostri figli non sono stati allenati contro virus comuni normalmente circolanti e con effetti sintomatologici contenuti, consentendo loro di approfittare della limitata immunocompetenza, mostrando i muscoli che in realtà non hanno. Passerà. Anche questa passerà.

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