Gli effetti economici del Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-28

Per ora l’emergenza colpisce Veneto e Lombardia, che ad oggi assommano insieme il 40% dell’export italiano e circa il 30% del Prodotto Interno Lordo. Ma potrebbe allargarsi e peggiorare la situazione

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Ieri un servizio di Piazzapulita ha ripercorso gli effetti economici del Coronavirus mentre l’ombra della recessione si staglia sull’Italia e i mercati fuggono verso i beni-rifugio. Il primo cartello mostra l’impatto del virus sul PIL italiano, che, secondo una stima molto conservativa della Banca d’Italia, dovrebbe impattare per lo meno per uno 0,2%.

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Ci sono altre previsioni che vanno dallo 0,9 all’1%. C’è poi da ricordare che per ora l’emergenza colpisce Veneto e Lombardia, che ad oggi assommano insieme il 40% dell’export italiano e circa il 30% del Prodotto Interno Lordo.

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C’è poi l’impatto sui consumi, che secondo Confesercenti dovrebbe arrivare a 3,9 miliardi mentre 15mila lavoratori sono a rischio. Già si vedono gli effetti sul turismo, che vede il 50% delle prenotazioni cancellate per Milano e il 40% per Venezia. Su Roma si dice anche che sia il 90% il numero di cancellazioni per marzo.

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Ci sono le fiere che vengono rinviate (MIDO, Salone del Mobile e così via) mentre gli Stati Uniti non hanno ancora deciso cosa fare, ma alcune compagnie come la United offrono la modifica gratuita dei viaggi per l’Italia fino a giugno: si può non venire in Italia ed essere rimborsati. Come aveva spiegato ieri Repubblica, l’impatto sul PIL si preannuncia più importante:

Il quarto trimestre dello scorso anno aveva già fatto scalpore: a sorpresa il dato ottobre-dicembre aveva segnano – 0,3 per cento. Il governo e molti osservatori speravano per il primo trimestre di quest’anno in un “rimbalzo”. Era un’ipotesi possibile ma l’effetto coronavirus rischia di spingerci nel fosso. Le prime proiezioni sui tre mesi in corso dicono che il segno sarà pesantemente negativo: Ref-Ricerche parla di un caduta di 1 punto percentuale, mentre il Cer si limita a 0,4 punti. Nella prassi degli economisti, ancor prima che l’Istat, a giugno, sforni i dati ufficiali, siamo già in recessione tecnica, fenomeno che si verifica quando la contrazione si protrae per due trimestri consecutivi.

Purtroppo la botta sul Paese, con l’economia bloccata e preso dal panico, probabilmente non si ammorbidirà. La Banca d’Italia, il previsore più autorevole, nei giorni scorsi ha detto che l’effetto coronavirus ci costerà una contrazione del Pil di 0,2 punti, qualcuno attribuisce a Via Nazionale anche un giudizio aggiornato agli ultimissimi sviluppi che salirebbe ad una gelata di 0,4 punti. In parole povere a fine anno balleremo intorno allo zero, o come già prevedono per il 2020, la banca Nomura e Oxford economics saremo sottozero, almeno al – 0,1 per cento. Il rapporto dell’agenzia di rating Moody’s diffuso ieri parla apertamente di «rischio recessione» per il nostro Paese. L’esplosione del virus, osserva, riguarda regioni che contano il 41 per cento del Pil.

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L’economia italiana e il peso del Nord (La Repubblica, 27 febbraio 2020)

Non è la prima volta che accade: l’ultima fu i due trimestri di recessione, completamente “autarchici”, che ci regalò nel 2018 il governo gialloverde. Stavolta il “cigno nero”, la variabile impossibile da prevedere che sta investendo l’economia mondiale, non si chiama Cdo o Cds ma Covid 19, virus veri, non finanziari. Il risultato non cambia: Moody’s ha calcolato un caduta dello 0,4 per cento e l’Fmi già parla di frenata del Pil globale almeno dello 0,1.

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