Il pressing di Draghi dietro la svolta di Salvini sui vincoli

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-09-07

Il cambio di toni e prospettive del Capitano e di Di Maio è arrivato dopo la moral suasion del governatore. Strano, non era un nemico?

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Il Messaggero scrive stamattina che dietro il cambio di prospettiva di Lega e MoVimento 5 Stelle riguardo i vincoli europei nella prossima legge di bilancio c’è l’intervento del governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi. Il Salvini vincolato, che in un’intervista al Sole 24 Ore dice che bisogna rispettare i paletti dell’Unione Europea, è quindi frutto della moral suasion del governatore, in precedenza individuato come il kattivo per eccellenza perché lo spread dipendeva dalla BCE. Il racconto del quotidiano parte dagli ultimi giorni di passione dell’esecutivo in seguito al viaggio di Tria in Cina:

Da Pechino il ministro Tria parla più volte con il premier Giuseppe Conte e il sottosegretario Giorgetti. Molto preoccupato èilpresidente Sergio Mattarella e il Quirinale “insegue” più volte Tria in Cina e Conte negli Usa. In allarme è anche Via Nazionale. Nella sede della Banca d’Italia si seguono con sorprendente sconcerto le affermazioni di fine agosto di molti esponenti del governo che portano pericolosamente il Paese sul ciglio di quel «burrone» a suo tempo evocato dal governatore Ignazio Visco. Da Francoforte chiedono spiegazioni a Via Nazionale.

Mario Draghi ha buon gioco nel ricordare a Palazzo Chigi ciò che qualche settimana prima era stato anche oggetto dell’incontro con il ministro delle politiche comunitarie Paolo Savona. Ovvero che i tempi per la fine del Quantitative easing verranno rispettati e che da settembre Francoforte comincerà a comprare meno titoli di Stato. Quindi da dicembre i paesi dell’Eurozona, Italia in testa, dovranno trovarsi da soli gli investitori pronti a sottoscrivere il loro debito pubblico.

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Giovanni Tria durante l’audizione (foto da: Camera.it)

Dal Quirinale c’è chi ricorda a Di Maio e Salvini che i rissosi toni contro Bruxelle se la Commissione non aiutano perché la campagna elettorale per le elezioni europee del prossimo anno non c’è solo in Italia. E’ infatti forte sul Colle il timore di un irrigidimento della Commissione Ue e che l’Italia possa ritrovarsi più sola quando si dovrà trattare quella flessibilità che Di Maio invoca come diritto citando la Spagna, Paese che però è appena uscito da un programma di aiuti gestito dalla
Troika.

Sicché lunedì, nella riunione a Palazzo Chigi, tocca al ministro Tria tratteggiare nel dettaglio a Di Maio e Salvini i rischi del “burrone” dentro il quale l’Italia rischia di finire insieme al governo. Scenari da 2011 accentuati dal fatto che allora erano tutti i Paesi europei a subire in vario modo la crisi post Lehman-Brothers, mentre oggi l’Italia è il Paese del G7 che cresce meno.

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