Decreto Sicurezza: lo schiaffo della Corte Costituzionale a Salvini

di Mario Neri

Pubblicato il 2019-06-21

Nelle more della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato inammissibili i ricorsi di cinque regioni contro il Decreto Sicurezza, c’è una questione giuridica molto importante che fa comprendere come la situazione per la norma (e per la credibilità del ministro) sia piuttosto buia. Spiega oggi Claudia Fusani sulla Stampa: La Corte ha messo il …

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Nelle more della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato inammissibili i ricorsi di cinque regioni contro il Decreto Sicurezza, c’è una questione giuridica molto importante che fa comprendere come la situazione per la norma (e per la credibilità del ministro) sia piuttosto buia. Spiega oggi Claudia Fusani sulla Stampa:

La Corte ha messo il naso in alcune disposizioni del Titolo II del Decreto e ha ritenuto che è «stata violata l’autonomia costituzionalmente garantita a comuni e province». Sono state così accolte le censure sull’articolo 28 che prevede «un potere sostitutivo del prefetto nell’attività di tali enti». In pratica i giudici accusano il ministro dell’Interno di aver fatto una vera e propria invasione di campo nelle prerogative dei sindaci e “bocciano” i poteri straordinari attribuiti ai prefetti.

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Il decreto infatti fece rumore anche nella parte in cui dà poteri speciali ai prefetti che, su mandato del ministro, devono individuare nella città «zone rosse», cioè pericolose per via dello spaccio o di altre forme di degrado ed impedire ai frequentatori di raggiungere quelle stesse zone tramite una sorta di Daspo urbano, divieti a frequentare una piazza o un giardino.

Insomma, è in arrivo una sorpresona per Salvini. Arriverà la prima volta che qualcuno solleverà la questione dell’incostituzionalità davanti a un giudice e questi rinvierà tutto alla Consulta. A quel punto ciao ciao, un bacione.

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