Cosa prevede il «piano B» di Renzi sull'immigrazione

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-15

Accelerazione sui rimpatri, contestazione del regolamento di Dublino, permessi temporanei ai richiedenti asilo per permettere loro di passare la frontiera, sistemazione nei paesi fondatori dell’UE e trasferimento dell’obbligo di protezione al secondo stato membro. Queste le idee di Renzi. Applicabili?

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Accelerazione sui rimpatri, contestazione del Regolamento Dublino III. E ancora: permessi temporanei ai richiedenti asilo che potrebbero così varcare la frontiera e circolare in Europa. Un’operazione di polizia contro gli scafisti. E l’obbligo per le navi che soccorrono migranti di trasferirli nei nostri paesi. Questo prevede il piano B di Renzi sui migranti dopo che il premier si è accorto che la costruitissima emergenza immigrazione sta cominciando a influire sul suo consenso personale e sui voti del Partito Democratico. E la cosa lo deve preoccupare molto, se Repubblica lancia sul tema persino la boutade di un Renzi pronto a non pagare le quote dell’Unione Europea, classica minaccia berlusconiana dei tempi andati e salviniana oggi.

IMMIGRAZIONE PIANO B RENZI
I numeri degli sbarchi secondo i dati del Viminale (Corriere della Sera, 15 giugno 2015)

COSA PREVEDE IL PIANO B DI RENZI SULL’IMMIGRAZIONE
“Se il Consiglio europeo non sceglierà la solidarietà abbiamo pronto un Piano B. Ma sarebbe una ferita innanzitutto per l’Europa”, è la sorta di ultimatum lanciato da Renzi, in un’intervista al Corsera. E alle sue parole fanno seguito quelle del ministro dell’Interno Angelino Alfano, che sottolinea: “se l’Europa non sarà solidale, si troverà di fronte un’Italia diversa, non accetteremo un’Europa egoista”. Il titolare del Viminale non rivela il Piano B che il governo avrebbe in serbo se il negoziato in Europa fallisse. Ma sono almeno due le ipotesi alle quali il governo potrebbe affidarsi nei prossimi giorni. La prima, che vede peraltro Bruxelles sullo stesso binario, è quella di una stretta sui rimpatri dei migranti economici illegali. Un punto sul quale, secondo la bozza di accordo circolata nelle ultime ore a Bruxelles, anche l’Ue vuole un’accelerazione prevedendo la “mobilitazione di tutti gli strumenti possibili” e la “velocizzazione nei negoziati anche con i Paesi Terzi”. I rimpatri necessitano di accordi internazionali con i Paesi d’origine dei migranti (l’Italia ha firmato trattati bilaterali con Tunisia, Marocco, Nigeria ed Egitto). E, soprattutto, hanno costi piuttosto elevati. Per questo, la richiesta di una stretta dovrà essere accompagnata da quella di un sostegno economico, sia nelle operazioni coordinate da Frontex sia in quelle nazionali. L’altro snodo – certamente più delicato – è invece quello del Regolamento di Dublino III e del suo punto più contestato, quello che affida la competenza all’esame della domanda di asilo allo Stato di primo approdo. La portata della messa in discussione del regolamento potrebbe variare a seconda dell’atteggiamento dei Paesi Ue: ad una persistenza di un blocco verso la redistribuzione dei migranti si potrebbe rispondere anche con una plateale e annunciata non applicazione del Regolamento. Un’applicazione concreta del primo ventaglio di possibilità la spiega Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:

Se la Francia continuerà a tenere il valico chiuso, l’ipotesi è quella di concedere i permessi provvisori d’identità anche consentendo il transito su altre rotte. Più strutturata invece l’azione dei funzionari che si muoveranno sul modello dell’intesa siglata con il Gambia due settimane fa dal capo della polizia Alessandro Pansa. Prevede la concessione di mezzi e apparecchiature (fuoristrada,computer), l’organizzazione di corsi di formazione per le forze dell’ordine locali in cambio dei rimpatri effettuati con i voli charter e con procedura d’urgenza. Gia pronta la lista dei Paesi con i quali avviare i negoziati: Costa D’Avorio, Senegal e Bangladesh, Mali e Sudan, tenendo conto che questi ultimi due Paesi hanno già fatto sapere di non essere disponibili, dunque servirà un’azione diplomatica per provare a sbloccare la situazione.
La scelta di percorrere con gli altri la strada dell’intesa tecnica serve non soltanto ad accelerare la procedura, ma anche ad evitare implicazioni di tipo politico per gli Stati esteri. I rimpatri verrebbero così effettuati seguendo lo schema già attuato con Egitto, Tunisia e Marocco, dunque facendo partire dall’Italia i charter con gli stranieri “irregolari” identificati grazie alla collaborazione con i consolati.

LO SPARIGLIO
Nel concreto un’altra serie di ipotesi viene riportata dai giornali come pronta a fare breccia nell’esecutivo Renzi. La prima è quella di immaginare un’Europa a due velocità sull’immigrazione: visto che i grandi paesi si fanno scudo dietro il no dei paesi dell’Est ai piani di ripartizione, Renzi propone ai grandi di fare blocco:

Appellandosi ai fondatori dell’Unione per derogare al famigerato regolamento di Dublino II, quello appunto che obbliga il rifugiato a rimanere nello Stato dove ha presentato la prima domanda d’asilo. In sostanza sarebbe la proposta di «un’Europa a due velocità per l’immigrazione». Con i paesi di antica adesione che si tendono la mano e si aiutano in un’ottica di solidarietà. Per far questo non ci sarebbe nemmeno bisogno di modificare il regolamento, visto che il medesimo, all’articolo 17, contempla la possibilità per uno Stato membro di «poter derogare ai criteri di competenza, in particolare per motivi umanitari e caritatevoli», e quindi di «esaminare una domanda di protezione internazionale presentata in un altro Stato membro, anche se tale esame non è di sua competenza».

Un’altra idea sarebbe l’applicazione di una direttiva Ue del 2001:

I consiglieri diplomatici si sono andati a rileggere in questi giorni la Direttiva Ue del 2001 sulla «protezione temporanea degli sfollati», che obbliga gli Stati membri «a cooperare tra loro per il trasferimento della residenza delle persone da uno Stato all’altro, con il conseguente trasferimento dell’obbligo di protezione al secondo Stato membro». Una direttiva che non è finora mai stata applicata — andrebbe adottata dal Consiglio Ue «a maggioranza qualificata su proposta della Commissione» —e che concede un asilo temporaneo di un anno. Ma l’aspetto più importante è che nessuno, a quel punto, potrebbe più fermare i rifugiati alle frontiere.

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