Opinioni
Cosa blocca la ricostruzione dopo il terremoto
dipocheparole 26/02/2017
Mario Sensini sul Corriere della Sera racconta oggi cosa sta accadendo nelle Marche, dove ci sono ventimila abitazioni dichiarate inagibili e 5300 sfollati negli hotel e 8700 fuori casa ma sono arrivate soltanto venti domande per la riparazione dei danni lievi delle abitazioni con contributi pubblici: L’ordinanza di Errani sulla riparazione dei danni lievi, che lo […]
Mario Sensini sul Corriere della Sera racconta oggi cosa sta accadendo nelle Marche, dove ci sono ventimila abitazioni dichiarate inagibili e 5300 sfollati negli hotel e 8700 fuori casa ma sono arrivate soltanto venti domande per la riparazione dei danni lievi delle abitazioni con contributi pubblici:
L’ordinanza di Errani sulla riparazione dei danni lievi, che lo Stato è pronto a rimborsare al 100%, è di tre mesi fa. Per partire con i lavori, e far tornare la gente nelle case, sulla carta ormai c’è tutto: ordinanza, prezzario delle opere, provvedimento dell’Agenzia delle Entrate sul credito d’imposta, soldi. Eppure nulla si muove. Appena venti cantieri «privati» aperti dopo il terremoto che quattro mesi fa ha sconquassato la regione sono il segno che qualcosa effettivamente non funziona. Per avviare finalmente la ricostruzione il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, ora sta pensando di lanciare una grande campagna informativa tra i cittadini.
Il problema, però, sta a monte. Tanto per cominciare, in tutto il cratere del terremoto non c’è ancora un solo sportello bancario in grado di erogare i finanziamenti a fondo perduto dello Stato. Le banche che hanno aderito alla convenzione con la Cassa Depositi, che ha messo sul piatto 6,1 miliardi con una sorta di anticipazione al governo, nonostante le sollecitazioni dell’Abi, sono pochissime. Intesa, Unicredit, Ubi e tre o quattro Bcc locali, che però non sono ancora operative. Banca Marche, di gran lunga la più forte nel territorio, per il momento si è chiamata fuori dalla partita. Chi vorrà i contributi per sistemare casa rischia di dover aprire un nuovo conto corrente bancario. Poi c’è il problema di trovare i tecnici per fare le schede Aedes di valutazione del danno, necessarie per i contributi. Il nuovo decreto ha abolito il limite agli incarichi dei professionisti, che finora hanno puntato alle ristrutturazioni più remunerative, ma l’offerta scarseggia.