L’università non può e non deve fermarsi

di Pietro Cristoferi

Pubblicato il 2020-04-07

In questi giorni uscirà il c.d. Decreto aprile che prevede molte disposizioni riguardanti la scuola dell’obbligo, sono misure che da tempo si pensavano in ambito governativo e che forse sono anche ragionevoli. Tuttavia c’è un grande tema dell’istruzione e del diritto allo studio che non occupa lo spazio che meriterebbe a mio giudizio nel dibattito …

article-post

In questi giorni uscirà il c.d. Decreto aprile che prevede molte disposizioni riguardanti la scuola dell’obbligo, sono misure che da tempo si pensavano in ambito governativo e che forse sono anche ragionevoli. Tuttavia c’è un grande tema dell’istruzione e del diritto allo studio che non occupa lo spazio che meriterebbe a mio giudizio nel dibattito pubblico: da giorni infatti si discute de “il problema della maturità” o della questione “esame di terza media”, e di come ci si stia dando da fare per permettere a 1 milione di studenti di svolgere la propria attività didattica regolarmente.

università coronavirus
fonte

Fino a qui tutto giusto, peccato che si stia completamente ignorando la situazione in cui versa l’insegnamento accademico nel nostro Paese. Siamo tutti d’accordo che la scuola dell’obbligo è fondamentale per la formazione dei cittadini del domani. Tuttavia mi sembra assurdo che vi sia la suddivisione in studenti e docenti di serie A e di serie B: non un provvedimento è stato preso in merito all’istruzione universitaria e i problemi sono molti. Il Ministero dell’Università, dicastero che questo Governo ha separato dall’istruzione proprio per valorizzare l’università e la ricerca, il cui titolare è il professor Manfredi, non ha espresso una sola opinione su quale strategia si vuole adottare per il futuro del diritto allo studio. Riporto qui alcuni temi che in questi giorni stanno animando sia molti tra noi studenti universitari ma anche docenti e personale amministrativo, e che sarebbe opportuno trattare e rendere oggetto di un provvedimento, o quanto meno di risposte:

  • Didattica a distanza: non tutti gli Atenei hanno gli strumenti per garantirla, molte realtà non riescono a garantire questa forma di didattica e di questo ne risentirà la carriera accademica di ogni studente.
  • Sessioni di laurea: manca completamente un piano di azione serio per garantire agli studenti di laurearsi senza intoppi e permettere a chi è stato danneggiato dall’epidemia di Covid-19 di raggiungere il termine del suo percorso universitario.
  • Tasse universitarie: garantire agli studenti una tassazione che rimanga equa ma che permetta comunque di affrontare la problematica del vincolo del fabbisogno finanziario, vincolo di spesa dei propri fondi cui gli atenei sono tenuti al rispetto dal 2011 e che impedisce di fatto a questi di fare veri investimenti sia in organico che in strutture. Sarebbe necessaria proprio in questo momento di crisi una seria revisione di questo vincolo, valutandone una sospensione, per dare respiro alle finanze degli atenei.
  • Servizi di biblioteca: il sistema archivistico e bibliotecario della maggioranza delle università italiane è assolutamente indietro per quanto riguarda le risorse digitali, servono soluzioni e spunti per garantire la digitalizzazione e l’accesso alle risorse documentali e librarie del nostro patrimonio archivistico, solo così la ricerca potrà proseguire.
  • Tirocini ed Erasmus: molti studenti si sono ritrovati senza più un tirocinio, problema serio per coloro che svolgono un corso di laurea sanitario (futuro personale sanitario che in questi giorni ci stiamo accorgendo di quanto abbiamo bisogno) che non sanno come saranno valutate le ore da loro svolte fino ad oggi, ma anche per chi ha svolto un tirocinio curricolare e che ora si trova costretto a svolgere situazioni di ripiego per guadagnare quei crediti formativi che mancano per laurearsi. Inoltre vi sono tutti coloro che sono stati costretti a interrompere la loro esperienza Erasmus che ancora vivono nell’incertezza se questo periodo sarà riconosciuto all’interno del loro percorso di studi.

Certo esiste l’autonomia universitaria, ma in una situazione come quella che stiamo vivendo serve sempre più adottare soluzioni uniformi su tutto il territorio nazionale per rendere veramente garantito quel diritto allo studio previsto dalla nostra Costituzione che il Covid-19 non può assolutamente fermare. Servono quindi risposte certe, chiare e precise. Oltre alla scuola dell’obbligo, cardine della nostra istruzione, c’è anche 1 milione e mezzo di persone tra studenti, personale docente e tecnico amministrativo che chiedono risposte agli interrogativi che pongono al loro Ministro: anche l’Università non può e non deve fermarsi. Senza provvedimenti e una linea chiara che descriva come agire, il nostro sistema che contribuisce al sapere e alla ricerca, molto spesso anche attraverso le proprie strutture ospedaliero-universitarie, rischia di bloccarsi rendendo vani gli sforzi di studenti che si vedranno marchiare con il fuoco la loro carriera accademica dal 2020 anno del Coronavirus, e di professori e ricercatori che vedranno svanire i loro lavori di anni.

Leggi anche: Coronavirus: la strage di anziani nelle case di riposo in Lombardia

Potrebbe interessarti anche