Coronavirus: anche in Spagna i medici dovranno scegliere chi curare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-20

Le raccomandazioni contenute in un documento sull’emergenza di Covid-19 preparato dal gruppo di lavoro di bioetica della Società spagnola di medicina Intensiva, Critica e Unità Coronarie (Semicyuc) e il cui contenuto è stato concordato con la Società spagnola di medicina interna (Semi)

article-post

Di fronte a situazioni di crisi come quella sperimentata dalla Spagna con la pandemia di Covid-19 e in un contesto di risorse limitate, le persone con le migliori possibilità di sopravvivenza devono avere la priorità per essere ricoverate in unità di terapia intensiva. “Ammettere un ingresso può significare negarne uno a un’altra persona che potrebbe beneficiarne di più, quindi è necessario evitare il criterio dell’accesso in base agli arrivi”. Sono le raccomandazioni, scrive l’agenzia di stampa AGI, contenute in un documento sull’emergenza di Covid-19 preparato dal gruppo di lavoro di bioetica della Società spagnola di medicina Intensiva, Critica e Unità Coronarie (Semicyuc) e il cui contenuto è stato concordato con la Società spagnola di medicina interna (Semi) di cui dà conto il quotidiano El Mundo. In breve, sono le società mediche che rappresentano internisti e intensivisti, due degli specialisti che sono in prima linea nella lotta contro i contagi. La limitatezza delle risorse in una situazione di pandemia come quella attuale richiede, secondo gli intensivisti e gli internisti, “di concordare una serie di criteri tecnici ed etici comuni”, e il primo che propongono è che l’ammissione in terapia intensiva si basi sul “massimizzare il beneficio comune. Nei pazienti critici con patologie critiche diverse dal COVID-19, dovrebbe essere data priorità a che ne beneficia maggiormente”.

Ciò implica letteralmente “non ammettere persone nelle quali è previsto un beneficio minimo (come situazioni di insufficienza multiorgano, rischio di morte calcolato da scale di gravita’ elevata o condizioni di fragilità avanzata)” e, inoltre, “valutare attentamente il beneficio dell’ammissione di pazienti con un’aspettativa di vita inferiore a due anni”, e per questo propongono di utilizzare strumenti come quello noto nel campo medico del Necpal. Di fronte a due pazienti simili, “la persona con gli anni di vita più adeguati alla qualità dovrebbe essere prioritaria”, secondo gli indicatori che – scrivono gli autori del documento – combinano quantità e qualità della vita. In breve, di fronte a due pazienti con una condizione simile, la priorità deve essere data a coloro che offrono la massima qualità della speranza di vita. Il documento di raccomandazioni – riportato da El Mundo – tuttavia, chiarisce che l’età del paziente “non dovrebbe in nessun caso essere l’unico elemento da considerare nelle strategie di ammissione al ricovero” e sollecita la valutazione del paziente “a livello globale, e non la malattia in modo isolato”. Ciò nonostante, aggiunge che nel caso delle persone anziane, un fattore da tenere in considerazione quando prendono le loro decisioni sul ricovero è “la sopravvivenza libera da disabilità “. Cioé, non solo sopravvive, ma a quali condizioni.

Leggi anche: Coronavirus: il trend di Milano fa paura

Potrebbe interessarti anche