Coronavirus: quanto rimane vivo sulle superfici, sui vestiti e sulle scarpe?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-17

Una serie di domande e risposte su SARS-COV-2, il virus responsabile di COVID-19: lo sporco, creando un biofilm, fa da barriera protettiva a virus e batteri: il grasso della sporcizia, quindi anche quella che troviamo per strada, crea l’ambiente ideale per i virus, compreso Sars-Cov2

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Dopo la storia dell’asfalto e del Coronavirus, il Corriere della Sera pubblica oggi una serie di domande e risposte su SARS-COV-2, il virus responsabile di COVID-19, segnalando le risultanze scientifiche riguardo l’argomento:

Quanto può resistere il Sars-Cov2 sulle superfici? Sui social un audio suggerisce di utilizzare un solo paio di scarpe per uscire e di lasciarle fuori dalla porta al rientro perché il virus riuscirebbe a rimanere vivo 9 giorni sull’asfalto. Cosa c’è di vero?
«Il virus può sopravvivere qualche giorno — spiega il virologo della Statale di Milano Fabrizio Pregliasco — ma con una carica virale irrisoria. Lo sporco, creando un biofilm, fa da barriera protettiva a virus e batteri: il grasso della sporcizia, quindi anche quella che troviamo per strada, crea l’ambiente ideale per i virus, compreso Sars-Cov2. Ma è molto improbabile che si calpestino droplets, le goccioline infette di qualcuno che ha tossito o starnutito per strada e che poi si tocchi con le mani la suola delle scarpe per mettersi infine le mani nel naso o in bocca. È più facile che una situazione del genere avvenga con superfici come maniglie, appigli della metropolitana, pulsanti degli ascensori. La parola d’ordine resta un’igiene delle mani e la pulizia degli ambienti perché così si neutralizza il virus».

Bisogna disinfettare le cose acquistate al supermercato? Se compro una busta di prosciutto devo lavarla per non rischiare di contaminarmi?
«Intanto dovrei avere la sfortuna che qualcuno ci abbia tossito sopra — dice Pregliasco — quindi come su tutte le superfici vale sempre la stessa cosa: non devo mettermi le mani in bocca. Ma non ritengo necessario disinfettare la busta di plastica».

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Coronavirus: i contagi nel mondo (La Repubblica, 17 marzo 2020)

E i vestiti? Un virus per vivere e replicarsi ha bisogno di cellule, da solo non ce la fa.
«L’eventuale contagio attraverso superfici e abiti è assolutamente marginale rispetto a quello interumano, su questo va condotta la grande campagna di sensibilizzazione», dice Franco Locatelli presidente del Consiglio Superiore di Sanità.

Intanto la compagnia farmaceutica del Massachusetts Moderna ha somministrato dosi sperimentali a volontari di 45 anni, nel Kaiser Permanente Washington Heath Research Institute. La rapidità di questo tentativo è straordinaria, rispetto ai tempi abituali del processo per lo sviluppo dei vaccini, ma non significa che la distribuzione del rimedio sia imminente. Moderna è una delle aziende private che hanno iniziato subito a lavorare sul virus, appena l’epidemia è scoppiata in Cina. In collaborazione con i National Institutes of Health, la struttura pubblica americana che si occupa della ricerca medica, ha già prodotto un potenziale vaccino per il Covid-19, usando nuove tecnologie più rapide delle tradizionali iniezioni.

Leggi anche: La storia del Coronavirus che si ferma sull’asfalto e le scarpe da lasciare fuori casa

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