Coronavirus: perché calano i ricoveri in Lombardia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-17

Il calo è tangibile soprattutto se paragonato ai 1.564 ricoveri in sole 24 ore del 17 marzo. Ma cosa sta succedendo?

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I numeri dei ricoveri giornalieri, da tempo considerati una spia importante per capire la reale diffusione del virus, sono in calo in Lombardia: sono stati undici il 13 giugno, tredici il 12 giugno, sedici l’11 giugno, lo stesso il giorno prima. Tra il 3 e il 9 giugno ruotavano tra i ventotto e i venti. E, andando a ritroso, il 29 maggio erano trentasette, il 19 maggio sessanta, l’8 maggio 108. Simona Ravizza sul Corriere della Sera spiega che nei centodiciassette giorni che hanno cambiato le nostre vite il calo è tangibile soprattutto se paragonato ai 1.564 ricoveri in sole 24 ore del 17 marzo.

Erano i momenti degli ospedali al collasso, delle ambulanze che non riuscivano a soccorrere in tempi contenuti tutti i pazienti che chiamavano il 118, dei medici con le lacrime agli occhi, dei posti in Rianimazione da raddoppiare nei corridoi e nelle sale operatorie per dare una speranza a centinaia di persone in fame da ossigeno. L’abbiamo ripetuto ormai un’infinità di volte: i bollettini quotidiani sui tamponi eseguiti possono essere fuorvianti. L’informazione sconta il tempo necessario alla refertazione delle analisi che varia a seconda dei giorni e oscilla in base al numero di test eseguiti che, ancora adesso, può passare dai 7.044 di ieri ai 13.376 dell’11 giugno ai 15.507 del 2 8maggio.

È il motivo per cui la curva dei contagi va valutata nella sua evoluzione. Da giorni però, malgrado le rassicurazioni degli esperti, i nuovi positivi in Lombardia preoccupano perché non si schiodano dai 250 al giorno e sembrano ancora una marea se paragonati al «Contagio Zero» di alcune Regioni del Sud. Solo ieri una flessione li ha portati a143. Di qui l’esigenza
di capire in quanti davvero stanno male e hanno bisogno di cure ospedaliere.

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Le terapie intensive in Regione Lombardia (Corriere della Sera, 17 giugno 2020)

Solo il numero dei nuovi ricoveri al giorno può fornire una fotografia attendibile sulla diffusione del Covid-19:

E c’è una sorpresa: nella curva che pubblichiamo in pagina possiamo vedere che i pazienti che oggi finiscono in ospedale per il virus sono pressoché allo stesso livello del mese di gennaio quando nessuno sapeva che il coronavirus era in Lombardia, ma c’erano pazienti ricoverati con strane polmoniti interstiziali: con il senno di poi, sono attribuibili al coronavirus. È quanto emerge dal dossier elaborato dall’epidemiologo Danilo Cereda che ogni giorno analizza i dati per la Lombardia.

Altro segnale incoraggiante. Gli ingressi in Terapia intensiva sono uno o due al giorno da fine maggio. Attenzione, però: per l’epidemiologo del Mario Negri Guido Bertolini ciò non vuole dire che il virus è meno cattivo (anche se il distanziamento sociale può contribuire a una sua minor carica virale). Semplicemente il Covid-19 circola meno: «Su 100 che s’ammalano le proporzioni restano sempre le stesse —spiega —. L’80% è paucisintomatico, il 15% da ospedale, il 5% da Rianimazione. Oggi ci sono meno ricoveri perché, grazie alle misure di contenimento adottate, prima tra tutte il lockdown, siamo riusciti a contenere l’avanzata dell’epidemia. Calando i numeri assoluti di contagi diminuisce anche chi viene ricoverato. Ma abbassare la guardia sarebbe un errore».

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