La strada in salita per il Conte Ter: cosa può succedere prima del voto su Bonafede

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-01-23

Mercoledì è l’Armageddon del governo Conte. Se il presidente del Consiglio non troverà i voti per il passaggio in aula della relazione annuale del ministro Alfonso Bonafede sullo stato della Giustizia con le indicazioni del governo sarà chiaro che l’esecutivo non ha i numeri per andare avanti. Quali sono le strategie di Conte?

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Mercoledì è l’Armageddon del governo Conte. Se il presidente del Consiglio non troverà i voti per il passaggio in aula della relazione annuale del ministro Alfonso Bonafede sullo stato della Giustizia con le indicazioni del governo sarà chiaro che l’esecutivo non ha i numeri per andare avanti. Quali sono le strategie di Conte? Il punto fermo è “mai più con Renzi”, ma in questi quattro giorni il premier sta cercando in tutti i modi i “Costruttori” necessari per dare vita al Conte Ter. E se non ci riuscisse…

I quattro giorni del “Contor”

Conte sarebbe disposto dunque, pur di non far rientrare nei giochi Italia Viva, a sfidare l’aula. Sia quel che sia, anche a costo di evocare le elezioni che l’altroieri il vicesegretario del Partito Democratico Andrea Orlando definiva più vicine. Scommettendo sul fatto che i 5 Stelle lo seguano comunque e non cerchino, pur di evitare le urne, di mettere insieme un altro esecutivo con a capo un altro nome. Ma, come spiega Tommaso Ciriaco su Repubblica, se la caccia ai responsabili non dovesse avere un esito positivo gli alleati potrebbero chiedergli di dare le dimissioni prima della debacle del voto di Bonafede che si sta cercando di spostare a giovedì per avere 24 ore in più con le quali raccogliere il sostegno di altri parlamentari:

Parallelamente, Conte cerca senatori, anche se per adesso perde pezzi, più che guadagnarli: non ci sarà Liliana Segre, e Sandra Mastella al massimo si asterrà. Il pallottoliere dunque recita: 154 giallorossi (contando Maria Rosaria Rossi), 156 opposizioni e Italia Viva. Certo, ci sono i renziani in bilico: Comincini, Grimani, Marino, Sbrollini. Marcati dal Pd, pressati da Renzi. A un passo, ma paralizzati. Temono di bruciarsi esponendosi per primi. Da loro, sostiene Conte , dipende però anche l’uscita dei potenziali costruttori di Forza Italia, come Luigi Vitali. Altri segnali arrivano dai parlamentari di Mara Carfagna e dai totiani, che tentano il premier chiedendogli di dimettersi per sostenere un suo “ter”: l’avvocato non è disposto a correre il rischio. E quindi Conte deve concentrarsi sulle operazioni possibili: senatori di Iv a disagio, le due colombe dell’Udc Binetti e Saccone, qualche scheggia berlusconiana. Ha però bisogno che il nuovo gruppo nasca subito (in fondo basterebbero quattro senatori, da sommare al Maie e a Sandra Mastella) in modo da poter proporre il Conte ter. Ma a una condizione, dalla quale non arretra: «Non torneremo con Renzi».

Secondo fonti qualificate della maggioranza il premier avrebbe in serbo un «coup de theatre» tra lunedì e martedì. Potrebbero essere quelli i giorni del primo embrione della quarta gamba. Ma Conte deve dare in cambio qualcosa. Innanzitutto, una prospettiva politica. E non è un caso che Bruno Tabacci, dopo l’incontro con Di Maio a Palazzo Chigi – dove il presidente di Cd si reca due volte nel giro di poche ore – parli di campo «liberal-democratico» da occupare nel Paese. Poi c’è il punto più «dolente», per il premier: dare vita ad un Conte-ter con tanto di dimissioni e crisi pilotata. Conte, spiega Guerzoni sul Corriere rischia brutto, ma sembra non abbia perso la fiducia. Anche a costo di dar vita al Conte Ter:

Continua a pensare che «quando i senatori capiranno che si va davveroavotare si staccheranno» e non si stanca di telefonareericevere pontieri e costruttori. A Palazzo Chigi è salito l’onorevole Bruno Tabacci. Il leader del Centro democratico, in contatto continuo con Conte, ha incontrato Luigi Di Maio e quando è uscito in piazza Colonna ha svelato l’ultima carta dell’avvocato prima delle urne: «Per allargare la maggioranza serve un nuovo esecutivo». Quel Conte ter che il giurista pugliese aveva sempre respinto e che ora sarebbe disposto ad accettare

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